Fuori la situazione è esplosiva racconta Claudio Locatelli, il giornalista combattente appena liberato dalle galere bielorusse, al telefono con il Giornale dall'ambasciata italiana a Minsk. Il giovane free lance padovano era stato arrestato domenica sera durante la prima notte di proteste per le contestate elezioni che hanno confermato al potere il padre-padrone del paese, Aleksander Lukashenko.
Non posso parlare molto, ma stavo riportando quello che accadeva con il mio cellulare e mi hanno brutalmente arrestato distruggendo il telefonino spiega Locatelli, diventato giornalista combattente in Siria, quando ha imbracciato le armi al fianco dei curdi contro le bandiere nere dell'Isis per liberare Raqqa, la capitale del Califfato.
La polizia militare mi ha ammassato in una cella con altri stranieri per 60 ore. Finalmente sono libero, dopo tre giorni senza cibo e con pochissima acqua. Ne ho viste tante, ma è stata davvero brutta. Adesso sto bene spiega al Giornale. Fra i compagni di cella stranieri c'erano anche tre giornalisti russi, che sono stati liberati rivela Locatelli. In un video postato sulla sua pagina Facebook descrive la disavventura e ringrazia l'ambasciata italiana che ha fatto un gran bel lavoro arrivando alla mia liberazione dopo un enorme sforzo. E denuncia: La situazione è altamente drammatica.
Locatelli era giunto in Bielorussia il 4 agosto per partecipare, assieme a tre amici, alla corsa dei bisonti, una competizione sportiva estrema. Domenica, dopo le elezioni considerate dall'Unione europea nè libere, né giuste sono scoppiate le proteste in tutto il paese. Come free lance unisco l'utile al dilettevole spiega Locatelli. L'ambasciatore italiano a Minsk, Mario Baldi, conferma che domenica sera si è trovato nel mezzo delle proteste. Stava solo scattando qualche foto quando è stato arrestato con l'accusa di partecipazione a una manifestazione non autorizzata. I bielorussi avrebbero potuto tenerlo dietro le sbarre per 15 giorni, ma la nostra diplomazia è riuscita a farlo liberare portandolo in ambasciata. Domani (oggi per chi legge nda) dovrei prendere il primo volo per Milano - chiarisce al telefono Locatelli - e una volta a casa potrò raccontare quello che è accaduto e la situazione.
La copertina della sua pagina Facebook è dedicata a Lorenzo Orsetti, il volontario italiano nei ranghi dei curdi del Ypg ucciso nell'ultima sacca dell'Isis a Baghuz nel 2019. Due anni prima il giornalista combattente aveva partecipato ai duri scontri contro le bandiere nere scrivendo Nessuna resa, un libro sull'assedio di Raqqa e il pericolo ancora presente dell'Isis.
Oltre a Locatelli sono stati arrestati 55 giornalisti, non solo locali, ma anche russi. Fra gli stranieri dietro le sbarre ci sono pure tre studenti polacchi e un cittadino svizzero.
Niente in confronto ai 7mila arresti dall'inizio della rivolta. La repressione si sta facendo sempre più dura e ha già provocato un morto e 250 feriti sollevando le proteste dell'Onu. A Brest le forze di sicurezza hanno sparato colpi di arma da fuoco e non proiettili di gomma. Nella capitale, Minsk, sono scese in strada le donne vestite di bianco con in mano un fiore. La catena umana di circa 200 coraggiose bielorusse gridava "Vergogna!" per denunciare la violenza della polizia contro i manifestanti. Il capo dello Stato francese, Emmanuel Macron, ha parlato al telefono con il presidente russo Vladimir Putin esprimendo preoccupazione per le violenze.
Domani si riuniranno i ministri egli Esteri della Ue, che potrebbero imporre sanzioni a Lukashenko. E il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha difeso i manifestanti sostenendo che gli Usa "hanno a cuore il popolo bielorusso" e vogliono che siano garantite "le libertà che chiede in piazza.
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