La rete italiana pro Maduro è molto ampia e trasversale e va ben oltre i grillini che andarono a piangere sulla bara di Chávez durante il secondo governo Conte. Subito dopo l'ufficializzazione del suo «trionfo», il presidente de facto del Venezuela ha infatti ringraziato esplicitamente Potere al Popolo, Comunisti Italiani e Rifondazione. Scontato, vista l'affinità ideologica. Oltre ai volti noti come Alessandro Di Battista, Manlio Di Stefano, Marco Rizzo, Maurizio Acerbo, Giuliano Granato e Marta Collot, meno famosi i nomi pubblicati sul sito della televisione di Stato Venezolana de Televisión e definiti dall'ambasciata di Roma della Repubblica bolivariana come «gli osservatori italiani che hanno accompagnato il processo elettorale presidenziale del 28 luglio».
Tra questi osservatori che hanno vistato il «trionfo» di Maduro, immortalati da uno scatto fotografico fatto per l'occasione, ci sono il capo delegazione della sezione italiana della Rete in Difesa dell'Umanità (REDH) Luciano Vasapollo, il giurista Fabio Marcelli, del Centro Ricerche per lo Sviluppo della Democrazia (CRED), Rita Martufi, anche lei della REDH, e Salvatore Izzo, osservatore vaticano già inviato dell'AGI al seguito di numerosi pontefici, fratello minore di Angelo Izzo e oggi direttore del sito Faro di Roma. Marcelli ha invece un blog sul Fatto Quotidiano in cui, il 3 settembre scorso, ha scritto il suo ultimo articolo titolato «La crisi venezuelana? Solo disinformazione. Il paese è nel mirino delle élites e spiego perché», in cui ripete la stessa narrativa di Maduro. Inoltre, è anche dirigente di ricerca dell'Istituto di studi giuridici internazionali del CNR, dell'Associazione dei giuristi democratici a livello europeo e internazionale e del Gruppo d'intervento giuridico internazionale (GIGI), oltre ad avere scritto quattordici libri.
Luciano Vasapollo, invece, è già assai noto alla diaspora venezuelana nel nostro paese perché, dopo un invito fattogli dall'Università la Sapienza nel 2020, l'associazione Casa ItaloVenezuelana NCS scrisse una lettera all'allora rettore Eugenio Gaudio. Lo fece per chiedergli di cancellare l'invito perché, a loro dire, Vasapollo aveva «manifestato pubblicamente la sua simpatia e collaborazione con il regime di Maduro. Per questo motivo ci rivolgiamo a Lei, certi che potrà capire il significato di questa attività, tenendo conto della sofferenza di un popolo che è stato sequestrato dal regime e della profonda ferita che nella comunità italo-venezuelana si apre con la notizia di un evento all'Università La Sapienza dove potrà esporre senza contraddittorio la propaganda del regime, mentre le famiglie venezuelane piangono impotenti davanti all'emigrazione forzata di 6 milioni di persone (era il 2020) che fuggono da una situazione socioeconomica insostenibile». Il 10 agosto scorso, attraverso un comunicato, circa 50 osservatori internazionali tra cui anche gli italiani membri del cosiddetto Piano Internazionale di Sostegno del Consiglio Elettorale Nazionale (Cne), controllato al 100% dal regime al pari della Corte Suprema e del Parlamento, si sono espressi sulla «legittimità, trasparenza e integrità delle elezioni presidenziali svoltesi in Venezuela il 28 luglio». Nel testo diffuso, si respinge «l'appello all'insurrezione e all'ignoranza dei risultati elettorali, lanciato da elementi dell'estrema destra nazionale ed internazionale», spiega il sito di Venezolana de Televisión.
Lo fa insieme alla fotografia con tanti «osservatori italiani» in prima fila che, televisione di stato dixit, hanno ratificato «la dichiarazione a sostegno della legittimità, trasparenza e integrità del processo elettorale venezuelano, organizzato dal Cne, che ha portato alla rielezione» di Maduro.
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