Quel giorno pensai che finisse una grande storia politica. Era un dovere non disperderla

Tornando a Roma dopo la scomparsa ho capito: sostituirlo non era possibile, però potevamo evitare che appassisse tutto ciò che ha creato

Quel giorno pensai che finisse una grande storia politica. Era un dovere non disperderla
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«È volato in Cielo». Era notte fonda, a Washington dove mi trovavo come Ministro degli Esteri - quando venni svegliato dal trillo del telefono. Il messaggio di un amico mi comunicava la più triste delle notizie. Il nostro leader, il nostro fondatore, l'uomo che nel 1994 aveva cambiato la storia d'Italia, e che per trent'anni mi aveva voluto al suo fianco in ruoli di grande responsabilità, ci aveva lasciato. Per un attimo mi sono rifiutato di crederci: non era la prima volta che circolavano in ambiente giornalistico allarmi infondati o eccessivi sulla salute di Silvio Berlusconi. Lo avevo sentito spesso al telefono, in quei giorni, e lo avevo trovato stanco ma sereno, attivo come sempre, impegnato alla riorganizzazione di Forza Italia, pensando al futuro, alle elezioni europee che già un anno fa erano al centro dei suoi pensieri.

E invece no, questa volta era tutto vero, purtroppo. Chi mi aveva scritto era a diretto contatto con lui, non poteva essere uno sbaglio. Ripartii quindi immediatamente per l'Italia, con la morte nel cuore. Non solo avevo perso un amico e un maestro, quasi un secondo padre, l'uomo che aveva cambiato la mia vita, ma - come tanti altri anch'io in quel momento pensavo che con lui finisse la meravigliosa storia politica che era cominciata trent'anni prima, con la discesa in campo del più brillante e innovativo imprenditore italiano.

Già durante il lungo volo verso Roma, però, mi trovai a riflettere su una cosa importante: il primo insegnamento di Berlusconi era stato proprio quello di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà. Avevo una precisa responsabilità, il nostro leader mi aveva voluto di fianco a lui come vice presidente, avevo il dovere assoluto, nei suoi confronti e nei confronti di tutta la nostra comunità politica, di fare la mia parte perché il suo grande lavoro, quello a cui aveva dedicato anche l'ultimo giorno della sua vita, non andasse disperso. Scesi dall'aereo convinto non certo di sostituire Berlusconi, questo nessuno potrebbe nemmeno immaginarlo, ma di fare fino in fondo la mia parte asciugate le lacrime per non far appassire quello che Berlusconi in politica aveva creato. Nessuno poteva prendere il suo posto, ovviamente, ma rimanendo uniti, e con il concorso di tutti, potevamo provare ad andare avanti.

A distanza di un anno, posso dire che ci siamo riusciti, grazie al lavoro serio, competente, appassionato del grande popolo azzurro, dei nostri militanti, dei nostri dirigenti, dei nostri eletti. Averli tenuti insieme, nel nome del progetto politico nel nostro fondatore, è l'unico merito che mi attribuisco.

Oggi le elezioni europee, quelle elezioni che Berlusconi considerava decisive e in vista delle quali ha lavorato negli ultimi mesi della sua vita, ci hanno premiato persino oltre le aspettative. Io ho sempre creduto, e l'ho detto mesi fa, quando molti erano scettici, che il 10% era un obbiettivo alla nostra portata. Lo abbiamo raggiunto, riunendo nell'ambito del PPE gli amici di «Noi Moderati» e dei movimenti civici che hanno risposto all'appello firmato da Claudio Scajola e Mario Baccini, e in virtù dell'accordo con la SVP - lo abbiamo superato. Per questo ho detto subito, appena consolidati i risultati elettorali, che questa vittoria non può che essere dedicata a Silvio Berlusconi. Ed è nel suo nome che lavoriamo per il futuro. Il suo nome che è scritto per sempre nel nostro simbolo e soprattutto è scolpito nei nostri cuori.

Ma lo facciamo come ci ha insegnato lui, guardando avanti, non indietro. Forza Italia è un movimento politico tutto orientato al futuro, nel quale sta emergendo una classe dirigente fatta di giovani, qualificati, responsabili e preparati. Ed è proprio con queste caratteristiche, serietà, senso di responsabilità, competenza che lavoreremo in Europa e in Italia per consolidare e far crescere ancora quel centro liberale, cristiano, garantista, europeista, atlantista, saldamente ancorato al centro-destra di governo ma portatore orgoglioso dei nostri valori e del nostro linguaggio, che Silvio Berlusconi ha delineato anche dal San Raffaele, nel suo ultimo scritto. Un messaggio di pace, libertà, amore, giustizia, fede in Dio.

Grazie, Presidente. Faremo di tutto perché dal Cielo possa continuare ad essere orgoglioso di noi.

*Segretario di FdI e ministro degli Esteri

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