Fausto Raciti, classe 1984, è il classico “giovane-vecchio” della sinistra. Entra alla Camera dei deputati nel 2013, avendo alle spalle già 15 anni di attivismo politico.
Raciti è stato, infatti, l'ultimo segretario della Sinistra Giovanile e il primo dei Giovani Democratici. “Sono stato l'ultimo a fare la trafila classica perché ho avuto il partito che mi ha aiutato anche economicamente a fare politica senza gravare sulla famiglia, una cosa che oggi non esiste più”, racconta il deputato piddino di rito rigorosamente orfiniano. Anche in questo caso, giovane sì, ma 'giovane-turco'. Cresciuto ad Acireale, un comune di 50mila abitanti amministrato oggi da un sindaco grillino ma con una decennale vocazione per il centrodestra, Raciti ha una quasi innata predilezione per l'opposizione, sia dentro sia fuori dal partito. “Fare politica in Sicilia aiuta a fare la minoranza e abitua alla competizione”, spiega Raciti. Pur non essendosi mai dichiarato apertamente un dalemiano (“quella è più una categoria dello spirito”, sussurra), il giovane deputato Pd si iscrisse all'allora Pds proprio quando il lìder Maximo della sinistra, da presidente del Consiglio, autorizza l'utilizzo delle basi militari italiane per la guerra in Kossovo. “Fu una delle cose che mi spinse di più a iscrivermi”, rivela Raciti che, sin da quando era un ventenne segretario dei Giovani Democratici si faceva portavoce di idee rivoluzionarie per un ragazzo di sinistra che faceva politica ad alti livelli negli anni '90. “All'epoca, a sinistra, c'era l'equivalenza sbagliata per cui tanto più eri antiberlusconiano e tanto più eri a sinistra. Noi giovani democratici, invece, - racconta Raciti - cercavamo di non caratterizzare il nostro impegno solo sull'antiberlusconismo, ma su temi concreti come la riforma della scuola e la politica estera”.
Fervente garantista già all'epoca, quando Furio Colombo e Padellaro guidavano l'Unità e il manettaro Marco Travaglio si faceva strada tra il grande pubblico. Da segretario dei Giovani Democratici scelse di non aderire al No Berlusconi Day organizzato dal popolo Viola. “A noi tutta quella roba là non ci piaceva per niente perché il conflitto politico si svolgeva sul piano moralistico. I processi e i controprocessi non ci interessavano”, ricorda Raciti, convinto che Berlusconi si dovesse battere sul terreno della politica “e non con la forca giudiziaria”. Il Foglio arrivò addirittura a omaggiarlo con un ritratto propria per la sua ostilità all'antiberlusconismo militante di Micromega e dei girotondi, quando “da noi giovani ci si aspettava che lanciassimo le monetine...”. Raciti è sempre stato o troppo avanti, come quando decise che i Giovani dem dovevano partecipare ai primi gay-pride, oppure troppo d'antan come quando organizzò seminario dal titolo Indietro tutta, contro la retorica della Seconda Repubblica.
Ed è anche grazie a questo spirito un po' battagliero e un po' controcorrente che Raciti affronta la sfida del Parlamento, iniziata a 28 anni, quando l'allora segretario del Pd, Pierluigi Bersani, decide di inserirlo in lista. “Per me è stata una grande soddisfazione perché non avevo mai immaginato di andare in Parlamento. È stato un riconoscimento per lavoro svolto da segretario dei Giovani Democratici”, ammette Raciti che, ora, dedica il suo tempo libero alla famiglia e allo studio. “Sono uno studente universitario in ritardo e in notturna.
Sto provando a laurearmi in Storia”, rivela il deputato che, da buon siciliano, ama anche dilettarsi in cucina e che nasconde una passione esagerata per il gelato. “Sono un grande critico della materia. Ho fatto persino il giurato in un concorso internazionale di gelateria”, si lascia sfuggire come un'ultimissima confessione della sua riservata vita privata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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