Hanno rubato la scena alla protesta pacifica ancora una volta. Hanno preso in ostaggio le piazze di Francia, da Parigi a Nantes, da Rennes a Lione. Molotov, cassonetti in fiamme, attacchi costanti e perfino proiettili, a Bordeaux, contro le forze dell'ordine. I black bloc scippano i riflettori ai francesi in marcia pacifica. Ed entrano nuovamente nel bilancio della decima giornata di mobilitazione generale contro la riforma delle pensioni, che dopo il museo del Louvre ha visto chiudere per sciopero pure la Tour Eiffel. La partecipazione è stata in lieve calo ieri, anche a causa del timore di scontri, ma la protesta resiste e si dà nuovo appuntamento il 6 aprile. La violenza a margine dei cortei è ormai una costante. E per cercare di placare gli animi, la prossima settimana la premier Elisabeth Borne riceverà non solo i gruppi politici, comprese le opposizioni, ma anche il segretario generale del sindacato Cfdt, Laurent Berger, che aveva invitato a sospendere la riforma, ricevendo dal governo un rifiuto proprio al fischio di inizio delle proteste.
A marciare, secondo il ministero dell'Interno, sono stati 740mila francesi (93mila a Parigi) contro 1,09 milioni del 23 marzo (119mila nella capitale). Per i sindacati in piazza sono scesi oltre 2 milioni di cittadini rispetto ai 3,5 della scorsa settimana. Ma a farla da padrone, durante e soprattutto dopo le marce pacifiche, sono stati ancora i black bloc. Incappucciati e organizzati con strategie da guerriglia urbana sempre più sofisticate, in abiti neri come un marchio di fabbrica, spesso in testa ai cortei, migliaia di casseurs hanno sfidato i 13mila agenti schierati dal governo, 5500 nella capitale. «Rinvigoriti», «euforici», li definisce Thierry Vincent, autore del libro «Nella testa dei black bloc», che analizza la metamorfosi di un movimento in crescita in Francia, dove ha trovato un nuovo palcoscenico internazionale.
«Black bourges» li ha definiti il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, borghesi violenti, di buona famiglia. Ma il giornalista Vincent non ne è così convinto. È certo che sono giovani, «sempre più giovani, anche perché è dura fisicamente e psicologicamente reggere il confronto con le forze dell'ordine». «Sono spesso liceali, di certo non emarginati», spiega a Rmc. «Più giovani, più cittadini e più politicizzati dei gilet gialli», scrive Christophe Cornevin sul Figaro. «Prevalentemente di sinistra radicale», aggiunge Myriam Benraad, scienziata politica.
L'anticapitalismo, il radicalismo, l'anarchismo e l'ecologismo sono il cocktail con il quale ammantano di motivazione le azioni di devastazione. La violenza è lo strumento di azione, che unisce componenti provenienti anche dall'estero. Odiano da sempre banche, assicurazioni, Mc Donald's, come nella tradizione iniziata nel 1980 in Germania, proseguita nel 2001 in Quebec (Canada) e culminata nel G8 di Genova. «Ma si stanno sempre più proletarizzando», spiega Vincent. E la sfrontatezza di Macron, «l'attitudine attuale del potere è diventata un'arma di reclutamento». L'altra caratteristica? «Non hanno rappresentanti e questa è la loro forza.
Con chi può negoziare il governo? Persone anonime, in nero... Non sappiamo chi siano. Anche perché spesso si tratta di piccoli gruppi informali, che in uno stato di diritto non possono essere fermati fino a che non vengono colti in flagranza di reato».
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