Le giravolte di Salvini su Papa e immigrati fanno irritare i leghisti

Critiche dai padani doc per le frasi buoniste da Lampedusa e per l'apertura al Pontefice

Le giravolte di Salvini su Papa e immigrati fanno irritare i leghisti

Salvini trottola. Sia fisicamente sia concettualmente. Sabato è stato un tour de force: prima volta nel Meridione più profondo, più a Sud di Tunisi, isola di Lampedusa. Poi aereo alla volta di Milano, direzione San Siro, nel tentativo di baciare la pantofola al Pontefice. È un Salvini stremato e stremante anche per i suoi, quello delle ultime ore. Per supportare la svolta nazionale, a Lampedusa il leader del Carroccio fa lingua in bocca con la sindaca piddina Giusi Nicolini.

Si dirà: dovuta cortesia. Più o meno perché al cospetto della prima cittadina, campionessa dell'accoglienza, il capo del Carroccio ammaina le tradizionali bandiere del blocco navale, dei respingimenti, dei muri anti-invasione e sventola quella buonista. Parla di «corridoi umanitari», tende la mano all'immigrato: «Permettiamo a chi ha diritto di partire da zone di guerra di farlo in modo sacrosanto e tranquillo. E agli altri garantiamo un futuro tranquillo nei loro Paesi - dice - Mai stato contrario a quest'idea». Sarà. Qualcuno ci crede poco; qualcun altro va in bestia. Specie il leghista doc, legato a simboli ed emblemi nordici, nostalgico dell'ampolla e del Dio Po.

Ecco perché a questi ultimi proprio non è andato giù l'essere andato così giù; così a Sud; con tanto di foto coi cannoli siciliani. Bleah. Meglio polenta e osei e cassoeula. Lo sa bene, Salvini, che per far digerire i cannoli a quelli delle valli bergamasche, non basta un'alka-seltzer. E quindi eccolo, giusto ieri, correre ai ripari pubblicando su Facebook il pranzo per i suoi bimbi: piatto a base di fontina valdostana, grana padano, prosciutto cotto emiliano e, se proprio vogliono, carote siciliane. Basterà per curare il mal di pancia dell'Alberto da Giussano ortodosso?

Pare di no visto che su Facebook piovono critiche: «Prossima tappa Africa alla conquista di consensi»; oppure: «per prendere qualche voto al Sud il felpino ne ha persi molti al Nord avendo crisi di rigetto sulla Padania». E c'è pure chi gli attribuisce una frase al congresso dei giovani padani del 2013: «Il governo aiuterà i giovani del Mezzogiorno. Bene, ci siamo rotti i cogl... dei giovani del Mezzogiorno. Che vadano affanc...». Frase non sua. Salvini s'era solo limitato a dare la parola allo scatenato leghista.

In ogni caso Salvini oggi cerca di tenere assieme la Lega di lotta e di governo; quella con la felpa e quella in giacca e cravatta; quella del «fora di ball» e quella del «volemose bene». Perché oltre alla svolta sudista adesso Salvini si appresta alla svolta ecumenica. L'ultima sua dichiarazione: «Bellissima giornata ieri (sabato, ndr) a Milano, ho visto tantissimi ragazzi e seguito gli interventi online. Mi piacerebbe avere un'udienza e un confronto con il Papa per parlare di integrazione, confini, accoglienza. Parlerei al Santo Padre, senza mediazioni faziose, delle idee della Lega per affrontare e risolvere il problema nell'interesse di tutti». Odore d'incenso che piace al governatore lombardo Maroni che si affretta a scrivere su Facebook «Bravo Matteo!».

Ma il graffio arriva pure qui: «Post da papa boy per ingraziarsi gli alleati ciellini...». E un altro: «Bravo? Sì all'incontro per dirgli di piantarla con le menate sull'accoglienza». Insomma il Carroccio, a furia di svolte, rischia di sbandare e di schiantarsi.

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