Donald Trump mantiene fede alle promesse nei confronti dell'elettorato di destra, da un lato assicurando la nomina di un giudice della Corte Suprema anti-aborto, e dall'altra scegliendo come stratega del suo staff Steve Bannon, icona del mondo ultraconservatore. In un'intervista a Cbs News, il presidente eletto degli Stati Uniti ha confermato le sue intenzioni in materia di interruzione di gravidanza, affermando che alla Corte Suprema nominerà giudici «pro-life» (oltre che «pro-secondo emendamento», quello sul diritto all'autodifesa con le armi). «Sono a favore della vita, e i giudici saranno a favore della vita», ha sottolineato il tycoon.
Quindi, sul piano tecnico, ha precisato che se il massimo organo giudiziario americano dovesse decidere di rovesciare la sentenza «Roe v. Wade» del 1973, che ha sancito di fatto la legalizzazione dell'aborto su scala nazionale, la materia tornerebbe di competenza dei singoli Stati. Ossia le donne che vorranno farne ricorso potrebbero essere costrette a compiere un viaggio verso uno Stato «amico», aggiungendo complicazioni ad una scelta già di per sé non facile. «Vedremo cosa succede - ha commentato Trump - c'è un lungo lavoro da fare prima di discutere questo».
La questione della nomina del giudice della Corte Suprema sarà una delle prime decisioni a cui il nuovo Commander in Chief si troverà di fronte, visto che il seggio è vacante dalla morte di Antonin Scalia nel febbraio scorso. Il presidente uscente Barack Obama ha infatti scelto Merrick Garland, un centrista, ma il Senato a maggioranza repubblicana si è finora rifiutato di votare su tale designazione. Intanto, però, una nomina parecchio discussa The Donald l'ha già effettuata tra i primi tasselli della squadra di governo: quella di Steve Bannon, ex Goldman Sachs e per quattro anni alla guida del sito di orientamento conservatore Breitbart News. Bannon, già presidente della campagna elettorale del tycoon, è stato scelto come «capo stratega e consigliere anziano». Una decisione che ha scatenato un putiferio tra chi lo considera una figura controversa, strettamente associata al movimento «alt-right», una piccola frangia legata all'ideologia della destra radicale suprematista. «Un nazionalista bianco alla Casa Bianca», hanno tuonato i critici, ricordando anche le accuse di anti-semitismo mosse nei suoi confronti. E secondo il consigliere di Obama, David Axelrod, la sua nomina è «preoccupante».
Trump, comunque, ha mostrato di voler unire istituzioni e populismo nelle più alte cariche alla Casa Bianca: la scelta del capo di gabinetto, infatti, è caduta su un insider di Washington, il presidente del partito Repubblicano Reince Priebus, che ha cercato di fare da ponte tra lui e l'establishment del Grand Old Party. Il miliardario newyorkese però ha deciso di scorporare in due la carica di «chief of staff», affiancando a Priebus la nuova figura del «chief strategist», affidata a Bannon. Se il capo di gabinetto rappresenta la facciata, l'altro è colui che lavora dietro le quinte, e probabilmente colui al quale verranno affidati una serie di compiti molto delicati.
Essendo quella di Trump un'amministrazione conservatrice, è chiaro che verranno portati avanti rapporti privilegiati con gli ambienti conservatori non solo negli Stati Uniti, ma anche con altri leader della destra populista e nazionalista.
Con tutti i distinguo del caso, e con le differenze tra i diversi Paesi, tra questi potrebbero esserci figure come mister Brexit, il numero uno degli euroscettici britannici dell'Ukip Nigel Farage, la presidente del Fronte Nazionale francese Marine Le Pen, e Geert Wilders, fondatore del Partito per la libertà olandese (Pvv). In Italia, invece, i suoi referenti potrebbero essere la Lega Nord o Beppe Grillo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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