Se l'obiettivo era il battage pubblicitario per la nuova stagione di Report su Rai3 è facile prevedere che questa sera avrà alti ascolti per l'inchiesta sul caso Giuli annunciata da Sigfrido Ranucci. Se l'obiettivo era mettere in difficoltà il nuovo ministro della Cultura, che ha preso il posto di Gennaro Sangiuliano fatto fuori da uno scandalo, certo è parzialmente raggiunto, ma se c'era l'intenzione di far tremare il governo Meloni, si mirava troppo in alto.
«Dopo quello che mostreremo chi non lo ama in Fdi può trarne forza», dice di Giuli il conduttore di Report, per far crescere la tensione. La vicenda Spano ha portato alle dimissioni del capo di gabinetto del ministero dopo solo 9 giorni per un presunto conflitto di interessi al Maxxi, ma Ranucci annuncia «un altro caso simile al caso Boccia». Si sa che l'inchiesta sulla gestione del museo di Roma durante la presidenza di Giuli, con al fianco Spano, si occuperà anche dei finanziamenti pubblici al Maxxi ed è intitolata «Da Boccia a Boccioni», con un riferimento alla mostra sul futurismo già preparata da Sangiuliano.
Giuli spiega che guarderà Report con il suo legale, pronto a far partire querele e, sulle anticipazioni che riguardano la militanza nel movimento di ispirazione neonazista Meridiano Zero, minimizza: «E c'era bisogno che lo dicesse Rainaldo Graziani (referente della destra neofascista e neonazista, ndr.)? Lo avevo già scritto io in passato, sul Foglio». Quanto all'aquila tatuata sul suo petto, spiega: «Si tratta di una riproduzione di una moneta del I secolo dopo Cristo, età imperiale. Volete fare una retata per arrestare l'imperatore Augusto e i suoi successori fino a Nerone? Non c'entra nulla il Ventennio».
Nella puntata di stasera è prevista anche un'inchiesta sulla Liguria e il caso Toti, contemporaneamente alle elezioni regionali. Ranucci lamenta che si voglia fermare il suo programma, dopo la protesta del presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, che considera questo caso più grave di quello del presunto insulto del dirigente Rai Paolo Corsini a Corrado Formigli di La7 e si chiede come mai Rai e Agcom «tollerino campagne elettorali del servizio pubblico sbilanciate a sinistra». Replica Ranucci: «Non violiamo nessuna normativa Agcom. Il silenzio elettorale riguarda i politici e i partiti, non i giornalisti».
Alberto Barachini, sottosegretario alla Presidenza per informazione ed editoria, parla invece di esponenti del
centrodestra costantemente diffamati: «Si dice che esiste Telemeloni e nello stesso tempo andrà in onda una trasmissione che in parziale violazione della par condicio parlerà di Genova. Il doppiopesismo costantemente impera».
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