Il lavoro di chi fa concorsi e premi comprende tra le competenze la capacità di far discutere. E, in questo, l'Accademia reale svedese delle Scienze ha dimostrato di saper bene dove tira il vento andando a scegliere per il Nobel all'Economia Claudia Goldin, professoressa di Harvard che ha dedicato la parte più significativa della carriera allo studio del divario retributivo di genere tra uomo e donna - o gender pay gap - che è un nervo oggi più scoperto che mai.
Lei, 77enne newyorkese, è la terza donna a ricevere il premio e se lo porta a casa per aver «migliorato la nostra comprensione della situazione delle donne nel mercato del lavoro», ha annunciato la giuria del Nobel. Sposata con un altro accademico di Harvard, Lawrence F. Katz, è professor of economics della prestigiosa università americana di Boston. Nella sua lunga carriera ha sviscerato il tema del gender pay gap e portato alla luce dati non noti, scartabellando archivi o oltre 200 anni di dati della storia americana. Il suo ultimo libro, uscito nel 2021, si intitola «Career & Family: Women's Century-Long Journey into Equity», carriera e famiglia il viaggio secolare delle donne verso l'equità.
Goldin, nata da famiglia ebrea nel quartiere newyorkese del Bronx, da ragazzina voleva fare l'archeologa, per poi innamorarsi della microbiologia, tanto da entrare alla Cornell University con la volontà di seguire questa strada. Al secondo anno, però, una lezione dell'economista Alfred Kahn le fece sbocciare la voglia di usare «l'economia per scoprire le verità nascoste». E così si laureò in scienze economiche. Appassionata di golden retriever, ne ha uno di nome Pika, ultimo di una dinastia che parte fin dal 1970.
Il Nobel «è un premio molto importante, non solo per me, ma per molte persone che lavorano su questo tema e cercano di capire perchè ci sono ancora grandi disuguaglianze», nonostante i «grandi cambiamenti» ha commentato a caldo l'economista.
Quando si parla di gender pay gap è difficile schivare l'integralismo ideologico, specie da parte di femministe che leggono le differenze salariali evocando «il patriarcato». In sostanza, una società di uomini che discriminano le donne in quanto tali. Una narrativa che vede scettica la Goldin. La studiosa nei suoi studi va più in profondità nel capire come mai il divario di genere arriva a crearsi dopo la nascita del primo figlio. E permane nonostante l'occupazione femminile sia aumentata.
A incidere è la scelta di privilegiare nella coppia il lavoro più remunerativo. Al New York Times spiegava che, soprattutto in America e Regno Unito, tendenzialmente le donne si sposano con uomini più grandi e più avanti nella carriera. E, siccome pochi genitori appaltano per intero l'educazione dei figli a esterni, la decisione di fare un passo indietro verso un lavoro meno «avido» in termini di tempo ma meno ricco diventa una scelta meramente economica. L'equità salariale all'interno della coppia «è molto costosa» - perché richiede un passo indietro di entrambi - e quindi il tema non è tanto il complotto degli uomini contro le donne, ma di come si può correggere una dinamica dettata da logiche di «mercato».
Per alcuni esperti il problema è che molte donne scelgono ambiti meno remunerativi.
Per Goldin questa dinamica è causa «al massimo per un terzo della differenza salariale». Anche se Goldin si è dedicata parecchio a questo tema, essendo promotrice di iniziative per aumentare il numero di ragazze iscritte ai corsi di economia.
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