Il governo di centrodestra benedetto dal fondatore

Il Cavaliere dà il via alla Meloni. Ministri Fi a cena a villa Grande

Il governo di centrodestra benedetto dal fondatore

È il discorso del fondatore 28 anni fa del centrodestra, felice di vedere a capo del governo quella che considera una sua allieva. Giorgia Meloni ne ha fatta di strada con Fdi e lui glielo riconosce, però difficilmente sarebbe arrivata su quella poltrona se Silvio Berlusconi non avesse sdoganato la destra, portando il partito e lei personalmente con lui a Palazzo Chigi.

Quello del leader di Forza Italia, che si riprende il posto 9 anni dopo la decadenza per la condanna, è certo l'intervento più atteso della giornata in cui il Senato vota la fiducia al nuovo governo. E, dopo una settimana di rivendicazioni, polemiche, audio e appunti rubati, che hanno inasprito gli animi con la leader di Fdi e tra gli azzurri, il Cavaliere fa un discorso pacificatore, da padre nobile della coalizione «plurale, che ha unito destra e centro e non si è mai divisa». L'ex premier chiude ogni incidente e assicura, convinto, a Meloni: «Fi lavorerà al suo fianco con impegno e con lealtà, per realizzare il programma sul quale abbiamo avuto la fiducia degli italiani».

Berlusconi ha ascoltato la replica di Giorgia nell'aula di Palazzo Madama. L'ha applaudita, in particolare, quando ha risposto all'ex pm Roberto Scarpinato finito nel M5S, criticando il vizio di parte della magistratura di fare inchieste e processi spinti da motivi politico-ideologici. Seduto tra Maurizio Gasparri e la capogruppo Licia Ronzulli (nella foto) ha riletto e corretto fino all'ultimo momento il suo discorso. Massima attenzione quando è arrivata la dichiarazione di voto del leader di Iv, quel Matteo Renzi che alcuni indicavano come il suo impossibile delfino e verso il quale, si sa, malgrado la distanza ha sempre avuto simpatia. L'altro ricambia e lo cita quando parla di George Bush, «un grande presidente americano, che Silvio Berlusconi ha conosciuto bene».

È il riferimento all'accordo di Pratica di Mare che darà al Cav l'occasione per chiarire il suo pensiero su Putin e Ucraina, dopo le frasi ai deputati azzurri suonate come filo-russe. «Il mio progetto erano di recuperare la Russia all'Europa. Purtroppo l'invasione dell'Ucraina l'ha vanificato e noi, naturalmente, non possiamo che essere con l'Occidente, nella difesa dei diritti di un Paese libero e democratico come l'Ucraina. Dobbiamo lavorare per la pace, in pieno accordo con i nostri alleati Occidentali e nel rispetto della volontà del popolo ucraino. Su questo la nostra posizione è ferma e convinta».

Quando è il momento di Berlusconi a dargli la parola «molto volentieri» e con un sonoro «bentornato!» è il presidente del Senato Ignazio La Russa. Lo stesso che con lui ha avuto giorni fa un vivace scambio di battute nella stessa aula, prima che gli azzurri (tranne Silvio ed Elisabetta Casellati) non disertassero il voto per eleggerlo alla seconda carica dello Stato. Una protesta per il trattamento, ritenuto ingiusto, ricevuto da Fi nella formazione dell'esecutivo.

Tutto questo ora sembra superato, se le braci non covano sotto la cenere. Berlusconi dice di essere felice di essere di nuovo in Senato, e anche perché è appena nato il suo nipotino numero 17.

Parla della «stella polare» della libertà che ha sempre orientato i suoi governi e lo farà, ora, con

il governo Meloni. E alla fine del suo discorso quel governo, come almeno metà dell'Aula, lo ringrazia con una standing ovation. Poi, la sera, i 5 ministri azzurri sono a villa Grande per festeggiare una giornata storica.

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