Governo, la crisi da favola

Dario Franceschini commenta l’intervento di Matteo Renzi a "Porta a Porta" citando una fiaba di Esopo. Mentre il governo è appeso a un filo

Governo, la crisi da favola

È una crisi da favola quella che stiamo vivendo in questi giorni. Un governo appeso alle angherie di Matteo Renzi e dei suoi uomini. Il rottamatore è tornato. E dai palazzi del potere si alza un urlo di sfida. Un urlo fatto di potere e giustizia. Di garantismo e velleità giacobine. Renzi parla a "Porta a Porta". Si dice pronto alla sfiducia contro l’attuale ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, se non riuscirà a trovare la quadra sulla prescrizione. Poi a distanza di ore chiede un incontro al premier, Giuseppe Conte. E, in questo caos, interviene sul dibattito anche un altro ministro. Il dem Dario Franceschini commenta pubblicando su Twitter la favola di Esopo: “La rana e lo scorpione”.

Secondo la storia, la rana si fida a traghettare, uno scorpione, da una riva all’altra del fiume. È convinta che lo scorpione non la pungerà perché altrimenti morirebbe pure lui. Ma, appena partita, la ranocchia viene punta a tradimento. “Perché questo folle gesto?”, chiede all’ospite. “Perché sono uno scorpione, è la mia natura”. Questo il racconto. E la risposta piccata di Franceschini alle dichiarazioni di fuoco del leader di Italia Viva.

“Capito Matteo?” Le parole del ministro della Cultura fanno riflettere. Da Iv, intanto, rispondono: “E tu sei come la volpe e l’uva”. A Franceschini, sempre via Twitter, fa eco il deputato di Italia Viva, Luciano Nobili, che cita a sua volta una favola di Esopo, in questo caso “La volpe e l’uva”. “Che belle le fiabe, Dario - scrive Nobili sul social network - Questa te la ricordi? È sicuramente la tua. “La volpe diede un ultimo sguardo al bel grappolo d’uva e si disse: meglio così, tanto di sicuro era ancora acerbo e mangiarlo mi avrebbe fatto venire mal di pancia! Ma sapeva benissimo che non era vero”.

Ma torniamo a Renzi. Sfiducia a Bonafede senza un accordo sulla prescrizione entro Pasqua. Queste le parole al centro delle polemiche delle ultime ore. Renzi è fermamente convinto che andrà così. È quanto il rottamatore spera in tutto questo marasma che genera inevitabili tensioni nella maggioranza. “Spero che ci sia buon senso. Se vogliono che ce ne andiamo dal governo bene. Ma ce lo devono dire. Hanno provato a sostituirci con i senatori responsabili, ma non ce l’hanno fatta”, aggiunge l’ex presidente del Consiglio. Renzi tuttavia nega che sfiduciando Bonafede possa cadere il governo. “No, perché?”, dice il leader di Italia viva citando il precedente di Mancino. “Sono un ottimista, spero prevalga il buonsenso”.

Sui malumori interni al governo si esprime anche il capo politico M5s, Vito Crimi: “Renzi decida se vuole stare al governo o con Lega e Forza Italia”. Poi spiega che, se qualcuno vuole uscire da questo governo, ha il dovere di dirlo senza nascondersi dietro la minaccia di una sfiducia individuale a un ministro. “Renzi chiarisca se si ritiene parte di una maggioranza o se invece sta con Berlusconi, Salvini e Meloni, visto che continua a votare con le opposizioni”. Crimi fa sapere che il Paese non ha bisogno di teatrini. “Ieri sera abbiamo assistito all’ennesima pagliacciata in tv da parte di chi ha paura e cerca costantemente la fuga”.

Poco dopo arrivano anche le dichiarazioni della presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Si concentra su un altro punto caro a Renzi: la riforma presidenziale. “Sono storiche battaglie della destra, sono temi troppo seri per essere utilizzati come biechi strumenti di manovre politiche e di palazzo come sta facendo Renzi con il suo ben poco credibile appello”, spiega lei. “Noi realizzeremo l’elezione diretta del capo dello Stato grazie al mandato che, insieme al centrodestra, riceverà dal popolo italiano. Si chiuda al più presto questa legislatura ora dai tratti grotteschi. E si consenta agli italiani di dire la loro”.

È d’accordo su questo anche l’altro Matteo: Salvini. Il centrodestra vuole andare al voto. E stop alle giravolte di palazzo. Tutto giusto. Ma dimentichiamo un pezzo in questa fiaba. Serve, infatti, in tutto questo disordine, la figura di un traghettatore. Un uomo che governi una nave che procede lenta, lenta, lenta.

E non è un caso se questo ruolo spetta di diritto a un certo Giuseppe Conte. Un personaggio più simile a Caronte. Un capitano al timone di un Paese che sta morendo. Con buona pace per la povera rana di Esopo.

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