Il governo vince il ricorso sulle motovedette: la Tunisia ora è considerata un posto sicuro

Tunisia Paese sicuro. Questa la decisione del Consiglio di Stato, che contrasterà gli sbarchi a Lampedusa

Il governo vince il ricorso sulle motovedette: la Tunisia ora è considerata un posto sicuro
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La Tunisia è «un Paese sicuro», le Ong hanno torto e l'Italia può consegnare le 6 motovedette che serviranno a contrastare gli arrivi via mare a Lampedusa. In sintesi è questa il contenuto dell'ordinanza del Consiglio di Stato di giovedì, che dà ragione al ministero dell'Interno e ribalta la precedente decisione di sospendere la consegna della unità navali ai tunisini. I talebani dell'accoglienza avevano cantato vittoria dopo il decreto del 18 giugno che reputava «prevalenti le esigenze di tutela rappresentate da parte appellante» ovvero delle Ong convinte che la Tunisia non sia un «posto sicuro» per i migranti, che vengono intercettati in mare e riportati a terra.

Lo aveva sentenziato il presidente della terza sezione del Consiglio di Stato, Michele Corradino, che è pure consigliere giuridico della Difesa ereditato dalla precedente gestione con Lorenzo Guerini del Pd. Due giorni fa, dopo l'appello presentato dal Viminale e altri ministeri, il Consiglio di Stato con il presidente della sezione giurisdizionale, Mario Luigi Torsello, ha confermato la decisione presa all'inizio dal Tar del Lazio, che aveva respinto il ricorso delle Ong. In prima fila Mediterranea Saving Humans di Lucas Casarini, l'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, l'Arci, Action Aid e Spazi circolari, che «promuove e tutela il diritto inalienabile di ogni essere umano di circolare liberamente in ogni stato e in ogni luogo della terra, a prescindere dalle motivazioni che lo spingono a spostarsi». E a sostegno si è presentato pure il Forum Tunisien Pour Les Droits Economiques Et Sociaux. Tre motovedette dovevano essere già consegnate a giugno e le altre più avanti con un investimento per rimetterle a posto e trasferirle a Tunisi di 4,8 milioni di euro.

La nuova ordinanza conferma il giudizio iniziale del Tar: «La Tunisia è ricompresa tra i Paesi sicuri. L'Intesa in questione si inserisce nel memorandum siglato dall'Ue nel 2023».

Ed entra nel merito stabilendo che «le norme evocate dalle associazioni ricorrenti», le Ong, «non risultano applicabili». L'ordinanza fa specifico riferimento e «difende» il memorandum fra Italia e Tunisia, che prevede l'invio delle motovedette per il «rafforzamento delle capacità della Guardia Nazionale del ministero dell'Interno tunisino nell'attività di sorveglianza delle frontiere marittime, finalizzate al contrasto dell'immigrazione irregolare». Poi cita la Guardia di Finanza «incaricata di supportare le autorità tunisine» comprese «le attività di addestramento degli equipaggi in mare, la consulenza, l'assistenza la formazione e il tutoraggio del personale () per una corretta ed efficiente gestione della flotta». L'obiettivo è fermare i barchini carichi di migranti diretti a Lampedusa. Non solo: il Consiglio di Stato condivide con il Viminale che l'intervento delle Fiamme gialle servirà «all'innalzamento dei livelli di tutela e salvaguardia dei migranti in mare, tanto più necessari dopo l'istituzione della zona SAR (ricerca e soccorso nda) della Tunisia». Secca sconfitta per i talebani dell'accoglienza, che mettono sullo stesso piano, di «posto non sicuro» la Libia e la Tunisia. Un anticipo dell'offensiva legale che si scatenerà anche contro l'hotspot in Albania.

L'estate è appena iniziata, ma nei primi sei mesi dell'anno, si è registrato un crollo degli sbarchi del 60% grazie alle mosse del governo con la Tunisia e

pure in Libia. Fino a ieri erano arrivati in Italia 26.202 migranti rispetto ai 67.102 del 2023. La Libia è tornata ad essere il primo paese di partenza (14.755 arrivi) rispetto alla Tunisia, al secondo, con 10.247 partenze.

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