"Grande fratello" sulla casa. E c'è già il rischio stangata

Stretta sulle banche dati catastali. Le informazioni saranno "incrociate" con la dichiarazione dei redditi

"Grande fratello" sulla casa. E c'è già il rischio stangata

«Non è tempo di prendere soldi, ma di darli». Mario Draghi, qualche settimana fa, lo disse a chi parlava di rendere più pesanti le tasse di successione. Ci si chiede se il ragionamento possa ripetersi anche per la casa. Perché le voci di un inasprimento del carico fiscale sugli immobili si succedono periodicamente. E ieri è bastato un documento tecnico del Ministero delle Finanze, dissepolto da siti e agenzie di stampa, per rinfocolarle.

Al centro dell'attenzione è finito l'Atto di indirizzo 2021-2023 inviato dal Mef alle Agenzie fiscali (Entrate, Riscossione, Demanio, Dogane) in cui si raccomanda di «presidiare la qualità e la completezza delle banche dati catastali», con un «costante aggiornamento dell'Anagrafe immobiliare integrata», in modo da poter attribuire a ogni immobile le caratteristiche corrette: dimensioni, posizione geografica, quotazioni di riferimento, titolari di diritti e quote.

Tutte le informazioni vanno poi usate, dice il Ministero dell'Economia, «integrando le banche dati immobiliari con le informazioni desunte dalla dichiarazione dei redditi», «anche nell'ottica di una più equa imposizione fiscale». In pratica, con l'obiettivo di scovare gli immobili non denunciati.

La «stretta» sulle informazioni catastali ha riportato d'attualità il dibattito sulla revisione delle rendite. «In Italia quando si parla di tasse, e in particolare di tasse sulla casa, bisogna sempre stare con le antenne tese», commenta Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.

Anche perché sullo sfondo rimane l'invito fatto dalla Commissione Europea, che in una delle cosiddette «Country Recommendation» ha chiesto all'Italia un riequilibrio dei carichi fiscali con l'alleggerimento dell'imposizione sul lavoro e la riforma dei valori catastali non aggiornati.

«Basta questa formulazione per preoccuparsi», dice Spaziani Testa. «Ci dicono che la riforma del catasto avverrà a costo zero per i proprietari: se cresceranno le rendite diminuiranno le aliquote in modo che si paghi lo stesso. Bene: ma se la Commissione Europea ci chiede di diminuire le tasse sul lavoro vuol dire che da qualche altra parte dovranno aumentare, e che a versare di più saranno proprio i proprietari».

Il tema è caldo da tempo e nel 2015 venne fermata una riforma che era ormai ai nastri di partenza. Il pacchetto prevedeva una valutazione degli immobili basata sui metri quadri e non più sui vani, l'aggiornamento delle categorie catastali e il calcolo delle tariffe d'estimo sulla base di formule matematiche.

Più di recente i proprietari immobiliari avevano tirato un sospiro di sollievo quando, all'inizio dell'estate, le Commissioni Finanze di Camera e Senato avevano approvato il documento conclusivo «dell'indagine conoscitiva» sul fisco. Contrariamente a quanto era stato proposto in un primo tempo la versione finale non faceva alcun riferimento all'ipotesi di revisione degli estimi.

Di per sè il documento di una indagine conoscitiva non è vincolante. Ma quello di cui si parla, come dice l'introduzione, è stato approvato «affinché possa fungere da indirizzo politico al Governo per la predisposizione della legge delega sulla riforma fiscale».

In pratica la relazione fornisce il quadro generale in cui l'esecutivo dovrebbe muoversi per cambiare la normativa. E a questa impostazione ha sempre dichiarato di volersi attenere il ministro dell'Economia Daniele Franco.

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