La battaglia in Parlamento sarà di quelle dure, dal finale poco scontato. Il voto sulla sfiducia al premier Conte di fatto è lo spartiacque decisivo per il destino del governo e dell'intera legislatura. Da questo guado passerà di fatto il ritorno al voto o una nuova maggioranza che potrebbe dunque allontanare il ritorno alle urne. Il Pd si è spaccato proprio davanti a questo bivio. Da un lato c'è Matteo Renzi che propone un esecutivo istituzionale con dem e 5s per andare poi al voto e dall'altro lato c'è il segretario del Pd, Nicola Zingaretti che come la Lega chiede un ritorno alle urne. E duqnue il Parlamento sarà il terreno di scontro tra le due anime dem. Ma quali sono le truppe su cui possono contare i due big del Pd? A Montecitorio Matteo Renzi conta circa 60-65 deputati sui 111 onorevoli del Nazareno. A Palazzo Madama invece i senatori di marca renziana sono 35-40 su 51 dem. Il segretario del Pd teme imboscate pesanti in Aula e così ha deciso di chiarire qual è la posizione del partito, nonostante la divergenza maturata tra le stanze renziane di largo del Nazareno: "Con franchezza dico no", scrive su Huffpost. "Un accordicchio Pd-M5s regalerebbe a Salvini uno spazio immenso. Nessuna paura del voto", ha aggiunto il segretario dem.
E così nel Pd è scattato l'allarme. Lo scontro tra renziani e zingarettiani appare ormai inevitabile. Ma le truppe dell'ex premier in Parlamento potrebbero apportare quel numero di voti necessario per fare uno sgambetto al segretario Pd che da tempo sogna il voto per far pulizia in Aula dei fedelissimi di Renzi. Franceschini, tra i grandi registi dell'ipotesi inciucio dem-5s, adesso predica prudenza ma di fatto dietro le quinte si fa sempre più strada l'ipotesi di usare quei 100 voti renziani per azzoppare il piano che porta alle urne. Franceschi ha affermato: "Dopo l’intervista di Matteo Renzi invito tutti nel Pd a discutere senza rancori e senza rinfacciarci i cambi di linea. Io lo farò. Anche perché in un passaggio così difficile e rischioso, qualsiasi scelta potrà essere fatta solo da un Pd unito e con la guida del segretario".
Un messaggio che predica unità ma che lascia ancora aperta la porta al grande inciucio. Tra i zingarettiani di ferro però spunta la voce del governatore della Toscana, Enrico Rossi: "Niente inciuci. No a governi Grillo-Renzi.
Ha ragione Zingaretti. Quando un governo fallisce la parola torna al popolo". Una presa di posizione che lascia intendere chiaramente quanto sarà drammatica la spaccatura all'interno dei dem nel grande gioco della crisi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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