Ci sono 7 scafisti egiziani tra i 27 superstiti della tragedia di Pylos, che due giorni fa ha visto un peschereccio salpato da Tobruk, in Libia, e diretto in Italia, capovolgersi al largo del Peloponneso, con il suo carico di 750 migranti. Secondo i soccorritori, l'imbarcazione sarebbe in realtà partita vuota dall'Egitto, per poi fermarsi nel porto libico per caricare i migranti e infine proseguire verso il nostro Paese.
Gli scafisti sono stati interrogati dagli inquirenti greci, che proveranno a capire a quale organizzazione appartengono e soprattutto perché hanno imbarcato un numero così alto di persone. La banda aveva addirittura aperto una pagina su Facebook per offrire il servizio di traversata del Mediterraneo ai clienti, con un tariffario variabile da 4mila a 6mila euro a persona: ogni viaggio fruttava dai 2 ai 3 milioni di euro, più del traffico di stupefacenti. Tra gli interrogati c'è anche il capitano: per tutti si aspetta una misura cautelare con l'accusa di contrabbando di migranti. Alle indagini sin dai primi momenti sta partecipando l'intelligence greca, al fine di incrociare i dati con l'Interpol.
Sono stati i primi sopravvissuti a fornire i dettagli decisivi su quali fossero gli scafisti a bordo del peschereccio e la partenza dall'Egitto spiegherebbe la nazionalità dei presunti scafisti, tutti e 7 egiziani, in attesa di capire quali ruoli avessero avuto prima e dopo l'imbarco da Tobruk. Ma come mai così tanti erano presenti? Probabilmente a causa del gran numero di immigrati in quanto le testimonianze parlano di addirittura 750 persone all'interno del peschereccio, inoltre a far insospettire gli inquirenti c'è anche il fatto che il comandante della nave parlava un inglese fluente ma per dieci ore non ha comunicato con la Guardia Costiera greca. A nessun passeggero era stato fornito un giubbotto di salvataggio così da poterne caricare di più nelle stive e sul ponte. Finora nessun corpo di donna o bambino è stato recuperato.
È stato il giorno delle analisi ieri in Grecia, mentre non si fermano le operazioni di soccorso in elicottero, visto che si avvicina la fine della campagna elettorale per le seconde elezioni (previste per il 25 giugno) e la sinistra attacca il governo conservatore per via dei soccorsi. Soccorsi che, per ben due volte, sono stati tentati dalla Guardia costiera greca ma rifiutati dal peschereccio. I 27 superstiti del naufragio sono stati ricoverati in vari ospedali del Peloponneso e sono stabili. Molti i bambini, stipati nella stiva, circa 100 secondo i testimoni. Le vittime, 78 al momento, sono destinate a lievitare fino a 600, ipotizzano gli investigatori. La maggior parte dei migranti era di nazionalità siriana, pakistana ed egiziana.
L'Italia precisa che il peschereccio era in area di ricerca e soccorso ellenica. Il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano ha ricevuto martedì mattina una e-mail che indicava un barcone in difficoltà, senza indicazione della posizione, ma solo con un numero di un telefono satellitare che la Centrale operativa della Guardia costiera di Roma ha contattato. In seguito le procedure di localizzazione hanno rivelato che l'imbarcazione si trovava a 60 miglia nautiche dalle coste greche e a 260 dalle coste italiane. Roma ha quindi contattato Atene fornendole tutte le informazioni per le operazioni di soccorso, che la Guardia costiera ellenica ha offerto per ben due volte ma che il peschereccio ha rifiutato prima di capovolgersi. Lo dice il portavoce della Guardia costiera greca, il capitano Nikos Alexiou, secondo cui non ci sarebbe stato il «naufragio del peschereccio se fossimo intervenuti mentre navigava normalmente e in buone condizioni meteorologiche».
La Comunità di Sant'Egidio chiede all'Ue apra vie di ingresso
regolari, mentre il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ricevendo il primo ministro maltese, Robert Abela, ha ricordato che la strategia passa dall'approccio seguito sulla Tunisia con la visita strutturata di domenica scorsa.
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