Trecento carri armati occidentali moderni è la richiesta del capo delle forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny. La guerra dei tank è alle porte nel cuore dell'Europa, dove si è svolta durante la seconda guerra mondiale la più grande battaglia di carri armati della storia. Nel 1943, all'apice del carnaio di Kursk, in territorio russo a nord di Kharkiv, erano impegnati tremila mezzi corazzati.
Anche se arrivassero un centinaio di carri occidentali riuscirebbero a sconfiggere l'armata di Putin? Forse no, ma potrebbero servire a smorzare la temuta offensiva di Mosca, dopo un anno di guerra, che punterà a conquistare tutto il Donbass o peggio. I tank occidentali rischiano di non arrivare in tempo e di svuotare gran parte delle riserve europee. Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi difesa, evidenzia che le forniture «presentano molti aspetti critici tra i quali spicca innanzitutto il fatto che l'Europa dispone appena dei carri armati sufficienti ad equipaggiare pochi reparti dei propri eserciti».
Gli inglesi guidano il «partito dei tank». Polonia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Slovacchia ed Estonia hanno siglato il patto di Tallinn per «la consegna di una serie senza precedenti di donazioni tra cui carri armati, artiglieria pesante, difesa aerea, munizioni e veicoli da combattimento di fanteria alla difesa dell'Ucraina». Il tabù dei tank occidentali moderni è stato rotto dal Regno Unito, che ha deciso di inviare 14 Challenger 2. La Germania nicchia sui Leopard 2. Mezzi corazzati da 60 tonnellate con cannoni da 120 millimetri e sistemi di puntamento che danno filo da torcere a gran parte dei tank russi. La Polonia che scalpita per fornirli all'Ucraina ha bisogno dell'autorizzazione tedesca. Il viceministro degli Esteri, Pawel Jablonski, ha dichiarato, però, che il suo paese «è pronto a intraprendere azioni inusuali» per potenziare Kiev.
I russi stanno preparando forze corazzate fresche composte dai T-14 Armata e da poco hanno schierato nel Donbass i T-90, dopo aver perso migliaia di tank meno avanzati.
Gli olandesi sono altrettanto decisi a partecipare alla guerra dei tank, ma contribuendo al pagamento di nuovi carri armati. Gaiani evidenzia che «di fatto nessun esercito Nato dispone di flotte di tank in eccesso di cui potersi privare senza azzerare o quasi le rispettive componenti carri continuamente ridotte negli ultimi 20 anni».
L'Italia ha 150 carri Ariete, ma poche decine sarebbero operativi. Nei prossimi anni, con una spesa di 1 miliardo, ne verranno ammodernati 125. La Germania ha 260 Leopard, ma solo 160 pronti al combattimento. E gli inglesi dispongono di 227 Challenger 2. Solo la Polonia fa la parte del leone con 500 carri armati, metà Leopard e metà T-72 e T-91 di fabbricazione russa. Però Varsavia ha ordinato 366 Abrams M1A1/A2, sottolinea Analisi difesa, e dalla Corea del sud ben mille K2 Black Panther.
L'unico paese in grado di fornire agli ucraini un centinaio di carri sono gli Stati Uniti. Però gli Abrams pongono difficoltà logistiche, di manutenzione e addestramento che prevedono tempi lunghi. Non solo: i tank moderni occidentali sono forse troppo pesanti e complessi per spostarli in Ucraina e impiegarli nel dedalo della battaglia su una parte degli 800 chilometri di fronte. Anche per questo motivo sono stati promessi o in arrivo 400 veicoli da combattimento più leggeri e flessibili come i cingolati Marder tedeschi, i Bradley americani, i Cv90 svedesi, gli Stormer britannici, tutti armati di mitragliere e missili controcarro.
Oltre alle autoblindo Amx Rc10 francesi e agli Stryker statunitensi e canadesi. Il nostro paese non ha escluso l'invio di blindo Centauro con cannoni da 105 millimetri. Una valanga di mezzi in vista della grande battaglia di primavera.
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