Guerra giudiziaria Repubblica-Marchini. "Io diffamato, voglio 30 milioni"

Nel mirino presunte operazioni offshore tra il costruttore, il Lussemburgo e la banca Popolare di Vicenza. Ma lui annuncia querela

Il candidato sindaco di Roma, Alfio Marchini
Il candidato sindaco di Roma, Alfio Marchini

"Questa è diffamazione". Alfio Marchini non ci sta a farsi linciare da Repubblica. Così, dopo l'ennesimo attacco mosso dal gruppo L'Espresso, ha messo in campo gli avvocati per adire ad una azione risarcitoria complessiva di 30 milioni di euro nei confronti di Repubblica. Una causa che potrebbe sbancare Carlo De Benedetti.

Marchini è stato preso di mira non appena si è candidato al Campidoglio. L'ultimo attacco è contenuto in un articolo che riguarda presunte operazioni offshore tra il costruttore, il Lussemburgo e la banca Popolare di Vicenza. "Malgrado le precisazioni fornite ieri - spiega la nota di Marchini - nel testo sono ancora contenute falsità e gravi omissioni che hanno creato e continuano a creare gravi danni materiali e morali a persone e società, alcune delle quali tra l'altro quotate in borsa". In particolare nell'articolo di Repubblica, il gruppo Marchini viene accusato di aver ottenuto in questo modo 60 milioni di euro, "nonostante la Popolare di Vicenza avesse già erogato un credito di 75 milioni di euro che non era riuscita a recuperare".

Come già più volte ribadito direttamente e pubblicamente, Marchini ha fatto notare a Repubblica di aver indicato erroneamente società descritte come facenti parte del gruppo Marchini o riconducibili a Marchini. "Per quanto riguarda il prestito dei 75 milioni - tuona Marchini - non solo alla data delle suddette operazioni (i famosi 60, erogati da fondi ufficiali, e che certamente né Marchini né il management erano a conoscenza che fossero al 100% della banca) la posizione non era a incaglio ma la società aveva già pagato regolarmente circa 6 milioni di euro di interessi".

Piuttosto, prosegue il candidato sindaco di Roma, nell'articolo si continua ad omettere "premeditatamente" di come la società Lujan al pari di migliaia di azionisti è parte lesa nei confronti della banca per aver visto evaporare l'investimento fatto nel capitale della banca stessa. "Danno ancor più grave perché arrecato utilizzando liquidità della società", conclude.

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