Aifa, il Pd accusa: "Via il direttore? Grave". Ma in passato lo hanno fatto anche loro

Il governo congeda Magrini, scelto da Speranza. Letta: "Atto pericoloso". Ronzulli: "No a lezioni"

Aifa, il Pd accusa: "Via il direttore? Grave". Ma in passato lo hanno fatto anche loro

Il direttore di Aifa Magrini è stato messo gentilmente alla porta dal ministro della Salute. Con poche righe. «Nel ringraziarla per il prezioso lavoro svolto presso l'Agenzia, le rappresento che non è mia intenzione confermarla», scrive Orazio Schillaci.

Nulla di drammatico. Questo licenziamento era nell'aria. È un avvicendamento che è sempre avvenuto ad ogni cambio di governo. Tecnicamente è il sistema dello spoil system. A ogni ministro della Salute entrante corrisponde un nuovo manager che si occupa delle questioni più spinose in Aifa. E così, come Magrini era stato scelto dall'ex ministro Roberto Speranza, Mario Melazzini, era stato nominato da Beatrice Lorenzin nel 2016, mentre Giulia Grillo aveva scelto Luca Li Bassi, due anni dopo. Ma questo passaggio della staffetta sembra sbagliato solo se lo fa il centrodestra. Probabilmente il segretario del Pd, Enrico Letta, non ricorda che Magrini è stato nominato da Speranza che aveva liquidato a sua volta il suo predecessore. Ed è forse per questo che lancia segnali indignati per la sua destituzione. «La rimozione di Magrini dalla guida dell'Aifa è una scelta di discontinuità grave e sbagliata - tuona Letta -. Una scelta di parte che è anche un segnale pericoloso e preoccupante. Su salute, protezione dei più deboli e lotta alla pandemia c'è bisogno non di scelte faziose ma di continuità». «Non accettiamo lezioni da chi ha occupato il potere - replica Licia Ronzulli, presidente dei senatori di Forza Italia -.Quella di Schillaci è una scelta legittima».

La continuità non è messa in discussione visto che Aifa sul Covid e sui farmaci si è sempre adeguata alle decisioni di Ema. E la preoccupazione di un blocco delle attività di Aifa non sussiste. Magrini rimarrà fino al 23 gennaio, poi qualcuno gli subentrerà. Ma potrebbe non essere il nome definitivo. Si potrebbe arrivare alla nomina di un commissario individuato nello staff dei dirigenti con più esperienza nell'istituto. È certo che il ministro nominerà un traghettatore finché la riforma dell'Aifa non sarà conclusa. La nuova legge di riorganizzazione approvata a fine anno, infatti, allungherà i tempi di una nomina conclusiva. E tra le nuove disposizioni, c'è proprio l'abolizione della figura del dg. Il senso della riforma è snellire le procedure e per questo saranno cambiate anche funzioni e modalità di scelta del presidente. Inoltre saranno valorizzate due figure, quella del direttore amministrativo e del direttore tecnico-scientifico, già istituite dall'ex ministra Grillo nel 2019 ma a oggi mai nominate.

L'iter si presenta lungo e delicato e per evitare rischi di blocco dei lavori, la figura del direttore generale andrà in pensione solo quando sarà operativo il primo presidente dell'Aifa. Che avrà il suo placet definitivo per decreto del Ministero della Salute, di concerto con Funzione Pubblica e Mef, d'intesa con la Conferenza Stato Regioni. Ma nel frattempo chi terrà le fila dell'Agenzia? Fin da subito il Presidente del consiglio di amministrazione dell'Aifa, carica attualmente ricoperta da Giorgio Palù, diventa anche rappresentate legale dell'Agenzia.

Le commissioni scientifiche che si occupano di prezzi e rimborsi e della valutazione scientifica dei nuovi medicinali saranno operative fino alla fine di febbraio. Per allora si spera che sia emanato il regolamento che ne prevede l'accorpamento che si trasformerà in una commissione unica.

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