Era la fine di aprile quando Tonino Miglionico, 60 anni, scrisse una lettera al premier Giuseppe Conte. In qualità di parrucchiere deluso (ma educato), Tonino optò per un'epistola dal «taglio» cortesemente polemico che colse nel segno, tanto che il presidente del Consiglio - noto tra l'altro per la chioma curata e una sospetta tintura corvina - rispose subito via social, dando ragione al coiffeur. Tutta Potenza, la città di Tonino, parlò dell'accaduto, e così il barbiere è diventato una celebrità. Meritatamente. Perché se i parrucchieri italiani hanno potuto riaprire in anticipo, il merito è un po' anche di quella famosa lettera pubblicata da Il Mattino di Napoli e poi ripresa dal Corriere della Sera.
Ieri per il grande giorno della riapertura una troupe del Tg3 Basilicata si è presentata davanti all'elegante bottega di Miglionico, documentando la sua soddisfazione: «Sono emozionato come quando iniziai a lavorare nel 1978. La risposta di Conte al mio appello mi ha fatto piacere. Per me nessuna rivoluzione, io già da anni accettavo solo prenotazioni». A differenza dei tanti che a Conte vorrebbero fargli le scarpe, Tonino punta solo a fargli i capelli: «Sarebbe per me un grande onore ospitarlo nella mia bottega, sono sicuro che rimarrebbe contento». Ma il sogno sembra destinato a rimanere tale. Ieri Conte, immortalato in un video da Corriere.it, a spasso nel centro di Roma ha detto a un barbiere che lo invitava nel suo salone: «me li taglio da solo, guardi che zappata...». Difficile quindi che Miglionico sia accontentato. Ma è soddisfatto lo stesso. Al suo fianco c'è l'amico fotoreporter Tony Vece che lo immortala nel suo nuovo equipaggiamento anti-contagio: camice asettico, visiera trasparente e guanti in lattice. Più che un barbiere Tonino sembra un chirurgo pronto per un'operazione a cuore aperto. La vecchia clientela si è subito fatta viva e per l'intera giornata il parrucchiere potentino non ha avuto tregua. Nel salone riecheggiano le frasi scritte a suo tempo a Conte: «Lo so che con tutti i problemi che ora ha l'Italia prestare attenzione a chi maneggia forbici e rasoi è forse chiedere troppo. Certo, tagliarsi i capelli non è considerato bene di prima necessità come fare la spesa per mangiare». E invece a giudicare dal via-vai ininterrotto, le prestazioni di Tonino sono considerate anch'esse di «prima necessità». Forse ha ragione Miglionico, quando sostiene che «sedersi sulla poltrona del barbiere è un po' come stendersi sul lettino dello psicanalista: si parla, si discute, ci si apre. Insomma, si recupera quel contatto umano che questa lunga quarantena sembra aver sepolto in soffitta».
La giornata di lavoro di Tonino si è conclusa. Ne ha sentite di ogni colore. E adesso per fortuna sarà così sette giorni su sette. Si tiene aperto infatti anche il lunedì, che nell'era pre-Covid era il classico giorno di chiusura de barbieri.
Nel vicolo di Porta Salza, dove Tonino ha il negozio, c'è anche un ristorante.
Si chiama «La Taverna Oraziana». L'insegna è ancora spenta. Quinto Orazio Flacco, il sommo poeta nato a Venosa (Potenza) ieri si è accontentato di una spuntatina ai capelli. Ma spera presto di tornare a mangiare nella «sua» taverna preferita.
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