Caso DeepSeek: "Hanno speso un decimo con gli stessi risultati Usa". "Privacy? Rischi comuni"

Gli esperti e l'exploit di Pechino: "Nessuna sorpresa, sono stati bravi..."

Caso DeepSeek: "Hanno speso un decimo con gli stessi risultati Usa". "Privacy? Rischi comuni"
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Come funziona DeepSeek, l'Ia made in China a basso costo e dai risultati sorprendenti? Spiega Nello Cristianini, professore di Intelligenza artificiale all'Università di Bath e autore di La scorciatoia e Machina Sapiens (Il Mulino): «Per costruire una intelligenza artificiale generativa servono tanti dati e un computer molto molto grande e costoso, con processori speciali. E, dopo qualche settimana di computazione, hai la tua Ia». Ecco perché il procedimento è oneroso: «Servono soldi per pagare computer così grandi e la bolletta della corrente». Ma il modello cinese è più economico: «Il costo è di 2,5 milioni di ore di Gpu, in termini di ore di computazione; quello americano, secondo le stime del New York Times, è di almeno dieci volte tanto». Come hanno fatto? «I ricercatori hanno reso più efficiente uno dei passi più costosi in termini di computazione. E il modello funziona altrettanto bene degli altri esistenti. Ed è open source: è totalmente riproducibile, ispezionabile e modificabile online, gratis, da tutti. Da scienziato, posso dire due cose. Primo: non sorprende che gli scienziati cinesi, così bravi, con cui ci confrontiamo quotidianamente, abbiano fatto le stesse cose. Secondo: che qualcun altro replichi i modelli esistenti, in modo indipendente, è positivo, perché ci dà la confidenza e la fiducia nel fatto che il metodo sia stabile e maturo, e che funzioni». E la questione dei processori? «DeepSeek ha fatto lo stesso lavoro con processori di livello inferiore e in numero minore rispetto a quelli usati dagli americani. Hanno detto di avere usato 2.048 processori, di modello non avanzato. Musk ha creato un impianto a Memphis da centomila processori dell'ultimo modello... Il che non significa che sia sprecato: ci sono molti motivi per usarli». Per Cristianini però «la vera grande notizia è l'algoritmo R1 di DeepSeek. Un limite dei modelli di linguaggio come Gpt era la loro capacità di ragionamento matematico: da settembre 2024 una nuova versione di OpenAi chiamata o1 ha superato quel problema e adesso DeepSeek ha una versione chiamata R1 che ha le stesse prestazioni. Quello che dovremmo veramente notare è che le prestazioni di tutti questi modelli, degli ultimi sei mesi, si stanno avvicinando a quelle umane in diversi compiti. Credo che nel 2025 parleremo molto di questo confronto».

Ma l'Ia cinese è una risposta al grande investimento da 500 miliardi di dollari annunciato da Trump per l'Ia? Secondo Giacomo Lev Mannheimer, Head of government affairs di Apple e autore del saggio I mercanti nel palazzo. Fare impresa è anche fare politica (appena edito dal Mulino) «è una coincidenza, di più: era sorprendente che non arrivasse l'Ia cinese su scala globale». Eppure l'arrivo è stato uno choc. «Totale. Un terremoto per le certezze che dominano il settore: DeepSeek dimostra come la narrativa dominante sull'Ia non corrisponda a realtà». E la censura? «La censura è un tema serio in Cina, ma qui l'accusa mi sembra strumentale: in ogni altra piattaforma di Ia si ottengono le stesse risposte su argomenti come elezioni o guerre. Piuttosto, la vittoria dell'open source imporrà di ripensare la narrativa dominante». È una rivoluzione? «Quando un prodotto è gratis, il prodotto sei tu. L'obiettivo è monetizzare le informazioni che provengono dall'utilizzo del prodotto. Su questo, la cosa fondamentale è la consapevolezza, e credo che molti sappiano di pagare i servizi con i propri dati e lo accettino». C'è quindi un problema di privacy? «Non credo in particolare.

Certo, la scommessa per DeepSeek è che le persone lo usino condividendo dati, permettendo così all'azienda di perfezionare i prodotti e vendere ancora più prodotti e servizi...». Se non c'è da preoccuparsi troppo, secondo Mannheimer però «ci saranno molte sorprese. È un peccato che l'Europa in questo gioco stia a guardare, ma ha privilegiato scelte sbagliate, per decenni».

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