Gli hotel non trovano addetti. "Stanno a casa con i sussidi"

L'allarme di albergatori e ristoratori: "Nessuno vuole più lavorare, preferiscono reddito e disoccupazione"

Gli hotel non trovano addetti. "Stanno a casa con i sussidi"

L'estate del Covid19 non sta andando secondo le previsioni. Il dato positivo è che i turisti non sono spariti come si temeva (mancano sì molti stranieri, in compenso gli italiani affollano le località di vacanza). Quello negativo è che invece a sparire sono stati camerieri, facchini, lavapiatti, autisti di hotel, insomma la manovalanza del settore turistico. Non è il virus a tenerli lontano dal lavoro, ma la marea di sussidi erogati dallo Stato, dal reddito di cittadinanza ai vari bonus fino alla indennità di disoccupazione (che in Italia dura moltissimo, fino a due anni, ed è molto alta, quasi uno stipendio). Tutti straordinari incentivi a non lavorare e a godersi invece l'estate con la paghetta pubblica.

Per il settore, già messo a dura prova, è diventata ormai una piaga molto seria. «Siamo nel momento clou di una stagione già di per sé molto complicata e si è aggiunto un problema gravoso: la difficoltà a reperire personale. In tanti vengono a fare il colloquio e poi ci rispondono che preferiscono rimanersene a casa, coperti da reddito di cittadinanza, bonus o altre forme di sostegno» racconta al Gazzettino Alberto Maschio, presidente degli albergatori di Jesolo. Anche il sito LavoroTurismo.it, portale di riferimento per il reclutamento di personale di hotel e ristoranti, con il quale l'associazione collabora, riscontra difficoltà a trovare candidati. «Vien da pensare che a molti conviene stare a casa, anziché cercare occupazione e questo è preoccupante. Il problema è imputabile in parte a una sorta di cultura dell'assistenzialismo che si sta creando: stiamo pagando potenziali lavoratori per starsene a casa» commenta Maschio.

Perchè lavorare tutta la settimana per uno stipendio, se lo Stato mi offre un reddito di poco inferiore per starmene serenamente a casa o rilassato al mare? La risposta la stanno ricevendo i titolari di hotel e ristoranti di tutta Italia, da nord a sud isole comprese. «Con il reddito di cittadinanza la gente che lavorava, la manovalanza, i lavapiatti, gli uomini delle pulizie, sono spariti. Se ne stanno a casa, lavorano solo nei week end, se gli va. Tanto guadagnano lo stesso» denuncia lo chef campano Pietro Parisi. «Hanno ottenuto il reddito di cittadinanza, chi 600, chi 700, e se ne guardano bene di sfacchinare tutta la giornata. La cazzimma (furbizia, ndr) ormai la fa da padrona».

Il lavoro a tempo pieno viene rifiutato, tanto c'è il sussidio statale. Quello che invece accettano è un lavoro in nero, da sommare all'assegno pubblico, o al massimo un ingaggio nei week end, con quattro domenica si fanno 400 euro che sommati ai soldi del reddito o della disoccupazione fanno uno stipendio superiore al full time, lavorando solo 4 giorni al mese.

É diventata ormai una prassi ordinaria nella Repubblica dei sussidi e dei bonus statali. Lo denunciano diversi imprenditori sentiti dalla testata online Cronache di gusto. «Il turismo lentamente va riprendendosi - racconta il titolare di un noto albergo del sud-est siciliano-. Eppure, non riusciamo a trovare facchini e autisti per il nostro hotel. Tutti percepiscono il reddito di cittadinanza o hanno la disoccupazione. Con 780 euro offerti dallo Stato si toglie alle persone la volontà di cercare un lavoro, soprattutto per quei tipi di lavoro a basso reddito, con il rischio concreto della sparizione e del disincentivo dei lavori part time e l'aumento del lavoro in nero».

Nel frattempo la Guardia di finanza continua a scoprire, quasi quotidianamente, truffe sul reddito di cittadinanza.

Solo nei giorni scorsi beccati a incassare illegittimamente il sussidio: un proprietario di 40 appartamenti a Lanciano, un boss della 'ndrangheta a Vibo Valentia, quattro lavoratori in nero di un ristorante nel padovano, tre spacciatori a Firenze, eccetera. Una misura che ha scoraggiato il lavoro e arricchito chissà i truffatori. Peggio di così era difficile fare.

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