Gli Houthi yemeniti, alleati dell'Iran da mesi impegnati in attacchi contro mercantili occidentali nel Mar Rosso «a sostegno della resistenza palestinese all'aggressione israeliana a Gaza», minacciano sempre più apertamente l'Italia. Il nostro Paese, com'è noto, ha impegnato la sua Marina Militare nel comando della missione difensiva europea Aspides, coordinata con Francia e Germania a difesa della libera navigazione in un tratto di mare talmente strategico che vi passa il 43% del nostro commercio marittimo. Missione in contemporanea con quella americana e britannica contro gli Houthi, che ha invece carattere offensivo e alla quale l'Italia non partecipa.
«Sconsigliamo assolutamente all'Italia di impegnarsi in questa missione che è basata su informazioni false ed errate secondo cui esiste un pericolo per la navigazione» nel Mar Rosso, ha detto con toni inequivocabili il numero due della comunicazione ufficiale degli Houthi, in un'intervista ad Adnkronos. «Dev'essere chiaro ha detto Nasr al-Din Amer che colpiremo le navi che aggrediscono il nostro Paese o che ostacolano la nostra decisione di impedire alle navi israeliane di attraversare il Mar Rosso. Tra l'altro, da quando gli Stati Uniti hanno lanciato la loro missione con il pretesto di proteggere la navigazione, non sono riusciti a proteggere le navi israeliane ma hanno solo messo a repentaglio la sicurezza delle loro. Non consigliamo all'Italia di fare altrettanto».
Amer secondo cui solo le navi israeliane, americane e britanniche vengono attaccate - ha ribadito che «se l'aggressione contro Gaza non cesserà, daremo il via a un'escalation che sorprenderà tutti». L'intento di intimidire e di spingere il nostro Paese a un passo indietro è più che esplicito: «La decisione di guidare la missione è pericolosa per l'Italia ha detto Amer e la conduce direttamente allo scontro con il nostro Paese. Sono a rischio le vostre navi militari e commerciali».
Gli Houthi sembrano voler fare leva sullo spirito pacifista di parte del mondo politico e mediatico del nostro Paese, che immagina che il modo migliore per garantire continuità e sicurezza dei nostri commerci e approvvigionamenti energetici (dal Mar Rosso, tra l'altro, transitano le navi con il gas che importiamo dal Qatar) sia mettere la testa sotto la sabbia, magari dichiarando un'interessata neutralità rispetto alle azioni aggressive di un asse mondiale anti occidentale che comprende l'Iran e milizie da esso armate, fra le quali gli Houthi.
A queste minacce ha risposto ieri da Trieste il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Per evitare che questo porto, insieme con quelli di Brindisi, di Gioia Tauro e di Genova, soffra a causa delle violenze degli Houthi: per questo l'Italia è stata protagonista nell'inviare una missione militare europea a difesa del traffico marittimo nel Mar Rosso, fortemente voluta e in cui Francia e Germania ci hanno seguiti. Proteggeremo le nostre navi ha garantito Tajani - non ci faremo intimidire e ci auguriamo si arrivi presto a una soluzione positiva nell'area, alla pace, anche se non è facile. E quindi anche a disinnescare ciò che accade nello Yemen, con i ribelli Houthi che attaccano i mercantili nel Mar Rosso».
Toni ugualmente fermi dal ministero della Difesa, che spiega come le minacce degli Houthi «sono parte della loro guerra ibrida».
«L'Unione europea e, con essa, l'Italia, reclamano invece il diritto-dovere di intervenire a difesa di sicurezza, libera circolazione delle merci, proprie economie e diritto internazionale - si legge in una nota - Se fossero veramente interessati al popolo palestinese - è il riferimento agli estremisti - avrebbero apprezzato l'intervento umanitario italiano, uno dei più rilevanti e immediati a sostegno del popolo palestinese».
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