Draghi si è dimesso e l'Italia naviga quasi al buio verso un futuro incerto. Vedremo presto se quest'uomo così unico e così fuori dalla tradizione italiana sarà sostituito o se per qualche procedura ancora non immaginabile potrà essere riconfermato. Scriverne come di una esperienza chiusa e conclusa o come una persona-evento che ancora guiderà l'azione di governo? La prospettiva più probabile per ora è la prima visto il modo fermo con cui Draghi ha fatto rispettare i paletti del suo ruolo di governo. Per ora esce di scena dopo 17 mesi l'uomo che è arrivato a Palazzo Chigi portato con forza dal Presidente Mattarella e forse con ancora maggior forza dall'Europa che considera Draghi un suo grande manager occasionalmente italiano, dato in prestito all'Italia per fare presto e bene le riforme, mancando le quali non potrà godere delle notevoli somme che l'Europa ha deciso di spendere per aiutare il nostro Paese a camminare verso la modernità possibile. Ma tutto è cambiato: dopo il suo arrivo sono arrivate prima la peste, poi la guerra ed ora la carestia.
In due anni è cambiato il panorama del mondo ed è cambiata la prospettiva di questo e di qualsiasi governo. Non per caso o forse per un caso davvero straordinario è andato in crisi il governo inglese, è sotto schiaffo quello tedesco del nuovo cancelliere, si indebolito quello francese di un Macron quasi dimezzato, mentre la stessa America si domanda se davvero Biden possa essere ricandidato dai democratici che lo hanno voluto. Sullo sfondo, la guerra improvvisa, violenta e inaspettata in Ucraina che ha diviso moltissimo gli italiani e le stesse forze politiche. La ribellione di Giuseppe Conte è avvenuta sulla questione dell'invio di armi che consentano agli ucraini di resistere all'invasione e su quel punto la rottura si è consumata fino a diventare uno strappo.
Ma se torniamo indietro di poco vediamo l'Italia immersa nella pandemia del Covid della prima fase, così maldestramente affrontata dal primo e dal secondo governo Conte, e poi ricordiamo il giorno in cui Matteo Renzi, come Mercurio venuto dal Nord, si presenta in Parlamento, sfida Conte alla conta, lo disarciona e apre la porta a Draghi che va a ritirare la campanella di primo ministro dalle mani tremanti per l'indignazione dell'avvocato venuto dal nulla.
E così comincia un'era che sembra quella delle cornucopie piene di messi e spighe e pepite d'oro: basta seguire le direttive e le date proposte da Draghi e alla fine del cammino ci aspetta il tesoro dell'Europa, miliardi che fioccano. Come li spenderemo? Sapremo spenderli? L'euro era stabile, di inflazione non si parlava e tutto sembrava roseo e raggiungibile. Certo, un governo di unità nazionale così malcomposto, con la sola Meloni fuori della porta nella magnifica posizione dell'opposizione unica e dunque molto scintillante era troppo fantasioso e irreale per essere vero e infatti non era vero, perché la sua maggioranza ribolliva e cercava tutte le occasioni per differenziarsi e lottare per apparire, negare, sottrarsi. Così in particolare i pentastellati che vedevano e vedono il loro partito morire elezione dopo elezione. Il governo andava, comunque, avanti con qualche compromesso e la prospettiva economica era ancora buona, anzi ottima: molta occupazione.
Poi la guerra. Preannunciata da un episodio di spionaggio in cui un militare italiano viene arrestato per aver venduto segreti ai russi, un fatto inconsueto per il clamore che suscita. L'Italia prende una posizione nettamente diffidente sia nei confronti della Cina che della Russia. Draghi mostra il suo atlantismo e la situazione internazionale è tesa e si arriva al 24 di febbraio quando un Putin totalmente diverso da quello dell'iconografia nota, annuncia una operazione militare e speciale e si bloccano i commerci, schizzano i prezzi, si specula sul gas e le materie prime, il virus non più il principale argomento dei talk show televisivi. È la guerra. Si parla di armi nucleari, si parla di guerra calda e fredda e Kiev respinge l'assalto delle prime ondate ma pone la domanda all'Occidente: volete lasciarci morire sapendo che poi toccherà a voi o volete aiutarci a resistere? Grande dibattito, furioso dibattito, l'Italia è mezza russa e mezza americana o comunque non sa che dire e che fare. Draghi prende il famoso treno per Kiev insieme al nuovo cancelliere Sholtz e al presidente francese Macron e appaiono queste immagini che ricordano i treni nella Seconda guerra mondiale, i treni che avanzano nella notte della guerra, con i loro assurdi salotti interni.
Zelensky accoglie e ringrazia, ma l'Italia si spacca, la coalizione di disgrega, il governo è morto, Draghi sale e scende dal Quirinale, ma consegna le dimissioni dopo un voto di fiducia da cui i M5S si sfilano. In pochi anni, indietro di decenni.
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