«C'è stato un forte botto. Poi una nuvola di fumo e polvere». I testimoni descrivono così l'incidente avuto il 3 agosto da Viviana Parisi nella galleria Pizzo Turda, sulla A20 Messina-Palermo, in zona Caronia, a seguito del quale è scesa dall'auto con il figlio Gioele di 4 anni, ha scavalcato il guardrail e si è inoltrata nell'area boschiva circostante. Le due ruote scoppiate dell'altro mezzo coinvolto, un furgone dell'Anas, e una dell'auto di Viviana che ha provocato l'incidente durante il sorpasso, avallano l'ipotesi che Gioele possa essere morto o svenuto o che si sia fatto male nel sinistro (anche se non sono state rinvenute tracce ematiche in auto) e la mamma sconvolta lo abbia portato con sé. Gioele - è stato appurato - non viaggiava sul seggiolino, per cui l'impatto laterale tra i due mezzi e la frenata potrebbero averlo fatto cadere o sbattere nell'abitacolo. Claudio Mondello, cugino e legale di Daniele Mondello, papà di Gioele, non crede a quest'ipotesi perché parla di un «lieve incidente», ma quanto anticipato dal Giornale a Ferragosto riguardo al fatto che sia stato un sinistro di una certa entità viene confermato da fonti investigative.
«Che il bambino sia morto o si sia fatto male nell'incidente, che è stato di una certa rilevanza dice un investigatore - è l'unica spiegazione logica dell'allontanamento a piedi della signora». Ma non spiega perché, seppure le ricerche non siano mai state interrotte, non sia stata trovata traccia del piccolo. A cercarlo ci sono persino i cacciatori di Sicilia, carabinieri specializzati nella ricerca di latitanti in zone impervie, e 4 cani specializzati nella ricerca di resti umani.
L'unica spiegazione che si danno gli inquirenti è che Viviana abbia lasciato il corpicino lontano dal luogo in cui è stata trovata morta, per poi tornare indietro e togliersi la vita o cadere o avere un malore a 500 metri dal punto in cui ha scavalcato il guard-rail, ma due cose non tornano: innanzitutto il fatto che le ricerche di Gioele, pur estese a un'ampia zona rispetto al luogo del ritrovamento del corpo di Viviana, non abbiano avuto esito, e poi il fatto che le scarpe della donna non sembrano avere percorso molta strada, non erano molto impolverate.
In quell'area non c'è solo il sentiero che dal punto in cui Viviana ha scavalcato il guardrail conduce al traliccio dell'alta tensione sotto cui è stata ritrovata morta, ma i percorsi sono diversi, essendo una zona fruita da allevatori che fanno spostare il bestiame da un terreno all'altro.
«Sono stati sentiti a inizio indagine dice il procuratore di Patti, Angelo Cavallo -. Nessuno ha visto o sentito niente». Queste testimonianze porterebbero a escludere una pista valutata per non tralasciare nulla, ma ritenuta debole dell'aggressione da parte di due rottweiler di proprietà di un residente. A inizio inchiesta i familiari avevano segnalato la presenza dei cani talvolta non custoditi. Il luogo in cui si trovano è lontano dal posto in cui è stata trovata morta Viviana e poi sul suo corpo, a sconfessare le iniziali notizie trapelate, «non c'erano segni evidenti di morsi, forse in una caviglia». Sono in corso accertamenti per verificare che si tratti di un morso di un animale e, se così, di quale specie. Un'eventuale aggressione da parte dei cani non spiegherebbe inoltre l'assenza dei resti di Gioele.
Per escludere le diverse ipotesi investigative occorre la testimonianza della famiglia del Nord che per prima ha tentato di soccorrere Viviana e che resta irrintracciabile. È fondamentale sapere se Gioele fosse vigile o meno quando Viviana è scesa. Perché, in assenza del corpicino, non si esclude nemmeno la presenza di una terza persona che ha preso Gioele con sé.
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