È il giorno degli invisibili. Di quei parlamentari sconosciuti, usciti dal cono d'ombra e chiamati a salvare le sorti dell'Italia (del governo Conte). Al tavolo programmatico, convocato dal presidente esploratore della Camera Roberto Fico a Montecitorio, fanno il proprio esordio europeisti, costruttori, responsabili, autonomisti, negazionisti. Arrivano di buon mattino, in anticipo rispetto all'orario (9,30) fissato da Fico, con la speranza di intercettare giornalisti e fotografi. Ma nessuno li riconosce. La stampa attende però i big Delrio, Boschi, Marcucci.
Il veterano degli sconosciuti è un volto arcinoto della politica italiana: Bruno Tabacci, un quarto di secolo in Parlamento e animatore dei simpatizzanti del premier dimissionario Giuseppe Conte. Ma chi sono i parlamentari voluti da Fico al tavolo per siglare il patto di legislatura e ipotecare, per dirla alla Renzi, il destino dell'Italia nei prossimi 30 anni? Antonio Tasso, il nome non dice nulla. Siede al tavolo in rappresentanza della pattuglia di Centro Democratico. È un ex grillino, cacciato da Luigi Di Maio durante la campagna elettorale delle politiche nel 2018: eletto alla Camera nel collegio di Cerignola (Puglia) ha alle spalle una condanna a sei mesi di reclusione e duemila euro di multa per aver venduto Cd taroccati. La pena è stata sospesa e ha ottenuto la non menzione nel casellario giudiziario. La condanna è di primo grado, più tardi è intervenuta la prescrizione. Quando la notizia, in piena campagna elettorale, saltò fuori, Di Maio non esitò a cacciarlo dal Movimento. Ora siede al tavolo che dovrà scrivere il patto di legislatura del Conte ter o di un altro esecutivo.
In rappresentanza del neonato movimento degli Europeisti c'è un altro ex grillino: il senatore Maurizio Buccarella. Fu cacciato perché in contrasto con l'etica del Movimento aveva intascato tutto lo stipendio. La sua difesa: «Non posso campare con 3mila euro al mese». Daranno il proprio contributo alla stesura del patto di legislatura campioni di gaffe. Come l'ex Pd Gianclaudio Bressa, oggi senatore per il gruppo Autonomie: Bressa era sottosegretario agli Affari regionali quando confuse Jim Harrison con Jim Morrison. Altro esperto in gaffe è Davide Crippa, capogruppo dei Cinque stelle.
Memorabile il suo sfogo: «Avevo il torneo di waterpolo e invece devo stare alla Camera a votare. Chi è il genio che ha deciso che questa sera si doveva votare in commissione». Completano il quadro i senatori Raffaele Fantetti e Albert Lanièce. Nessuna nota sul loro conto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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