Il clan Casamonica è mafia. Lo hanno stabilito i giudici della Decima sezione penale del tribunale di Roma che nell'aula bunker di Rebibbia hanno emesso una sentenza di condanna a carico di 44 imputati per un totale di 400 anni di carcere.
Le accuse vanno a vario titolo dall'associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, l'usura e detenzione illegale di armi. Ci sono volute 7 ore di camera di consiglio ma poi la decisione tranciante è arrivata. Presente in aula alla lettura della sentenza anche il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Ilaria Calò. Al processo si è giunti dopo gli arresti compiuti dai carabinieri del Comando provinciale di Roma nell'ambito dell'indagine «Gramigna», coordinata dal procuratore di Roma Michele Prestipino e dai sostituti procuratori Giovanni Musarò e Stefano Luciani. Il pm Musarò in aula nella sua requisitoria dello scorso maggio aveva citato anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Massimiliano Fazzari (ex affiliato calabrese) e Debora Cerreoni (moglie di Massimiliano Casamonica, membro di spicco del clan), che hanno descritto la struttura e le modalità con cui agiva il sodalizio. I rinviati a giudizio erano stati 63: a fine 2019 altri 14 imputati (tra cui la Cerreoni) erano stati condannati con rito abbreviato, mentre in tre (tra cui Fazzari) hanno scelto il patteggiamento.
«È una decisione molto importante che conferma la validità dell'impostazione data dalla Dda e la serietà del lavoro svolto dalla Procura e dalla Polizia Giudiziaria in questi anni» ha commentato il procuratore aggiunto Ilaria Calò. Soddisfatto anche l'avvocato Giulio Vasaturo, legale di parte civile per conto dell'associazione antimafia Libera. «Con questa sentenza, il Tribunale di Roma riconosce in pieno la matrice mafiosa del sodalizio criminale costituito nell'ambito della famiglia Casamonica - ha detto - e fa luce su una sequela di episodi di estorsione e violenza rimasti sino ad oggi impuniti, anche a causa della dilagante omertà imposta dal clan nel quadrante sud-est della capitale.
È un fondamentale riconoscimento per l'ottimo lavoro della Procura e della giudiziaria che nel giro di pochi anni hanno saputo imprimere un colpo durissimo alle cosche dei Fasciani, Spada, Casamonica e dei Senese, per troppo tempo egemoni a Roma». Di parere opposto l'avvocato Giosuè Bruno Naso, difensore di diversi imputati, tra i quali Giuseppe e Domenico Casamonica, cha ha avuto la pena più alta, a trent'anni: «Sentenza sconcertante, ma non sorprendente».
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