L e collusioni con i trafficanti, l'estremismo dei volontari-attivisti tedeschi, il ruolo ambiguo di grandi Ong, i contatti politici in Parlamento, l'arroganza con la Polizia italiana ed i finanziamenti alle organizzazioni umanitarie. Questo e altro è il contenuto delle 148 pagine di atti dell'ordine di sequestro di nave Iuventa dell'Ong tedesca Jugend Rettet accusata di favorire l'immigrazione clandestina. Non solo il caso dei tedeschi, ma uno spaccato sulle Ong operanti nel Mediterraneo con le parole dei protagonisti grazie a testimonianze, cimici, intercettazioni, che fino ad oggi era noto solo in parte.
COLLUSIONI CON I TRAFFICANTI
«Membri dell'equipaggio della motonave Iuventa appartenente alla Ong (tedesca ndr) Jugend Rettet (...) - si legge nelle prime pagine dell'ordine di sequestro dell'imbarcazione - in data 18.6.2017 si incontravano in acque internazionali con trafficanti libici a bordo delle rispettive imbarcazioni, quindi facevano momentaneo ritorno presso la motonave Juventa (mentre i trafficanti libici si dirigevano vero le acque libiche), e, da ultimo, si incontravano nuovamente con i trafficanti libici che questa volta scortavano una imbarcazione con a bordo dei migranti che venivano poi trasbordati sulla motonave Juventa e, al termine dell'operazione prelevavano dall'imbarcazione utilizzata dai migranti il motore e facevano ritorno in acque libiche».
Lucio Montanino e Pietro Gallo della Imi security service imbarcati su nave Vos Hestia dell'Ong Save the children come personale di sicurezza sono i primi a denunciare le collusioni con i trafficanti. «Hanno rappresentato che la menzionata motonave si avvicinerebbe eccessivamente a quelle coste (libiche ndr) nell'area di Sabratha durante le operazioni di soccorso fornendo supporto logistico agli scafisti nel prelevare i migranti direttamente dai gommoni e agevolandone l'imbarco su natanti gestiti da altre Ong».
Cristian Ricci titolare della Imi security service dichiara: «La Iuventa che è una imbarcazione piccola e vetusta fungeva da piattaforma ed era sempre necessario l'intervento di una nave più grande (di un'altra Ong ndr) sulla quale trasbordare i migranti soccorsi dal piccolo natante». Spesso il trasbordo è avvenuto sulla Vos Hestia di Save the children. «La stranezza la vedevamo nel fatto che il personale della Iuventa, dopo aver fatto salire i migranti a bordo restituiva i gommoni ad altri soggetti che stazionavano nella zona dei soccorsi su piccole imbarcazioni in vetroresina o legno (trafficanti o scafisti). Non si restituiscono i gommoni, ma questi devono essere tagliati o affondati dopo aver prelevato i migranti, per evitare che vengano riutilizzati dai trafficanti».
Montanino intercettato al telefono precisa «che la motonave Iuventa effettuava rendez vous con gli scafisti». Gli italiani della sicurezza sottolineano che i tedeschi «(...)non hanno mai salvato una persona in pericolo di vita in quanto con motori funzionanti, benzina e cibo». Ma per i migranti «trasbordati dalla Iuventa dicevano di averli salvati in mare per farsi dare più soldi e donazioni». Montanino aggiunge che «il personale di Save the children ha sempre effettuato riprese video e fotografiche di tutte le attività svolte. So anche che, quando è stato richiesto loro dalla Polizia, hanno negato salvo poi pubblicare alcune di queste foto sul loro sito per acquisire donazioni».
Gli inquirenti descrivono l'ennesimo episodio chiave che coinvolge la flotta europea. «La motonave Iuventa, dopo aver effettuato i soccorsi trasborda i migranti su altre imbarcazioni che, com'è noto, giungono presso i porti italiani (...) - si legge nell'atto di sequestro - Il 23.9.2016 (arriva a Trapani ndr) la motonave Vos Hestia (di Save the children ndr) con 230 migranti a bordo, 140 dei quali erano stati recuperati dalla Iuventa (...) In questa circostanza il natante in difficoltà è stato avvistato da una unità in assetto Eunavformed (la flotta Ue, ndr)».
CHAT CON IL PRETE ERITREO E SOLDI
Gli addetti alla sicurezza, che sono stati a bordo della nave di Save the children, parlano al telefono delle deposizioni rese alla polizia. Ricci: «Ho detto (agli investigatori ndr) che c'era tipo una come si chiama community(...) una chat, una cosa del genere (...) però non mi hanno mai permesso neanche di vedere chi ci facesse parte(...) Io so che arrivava sul telefono del team leader di Save the children!» via WhatsApp. Grazie alle informazioni giunte sulla chat «parallela» ai soccorsi ufficiali le navi delle Ong trovano i gommoni dei migranti. Gli addetti alla sicurezza privati aggiungono un riferimento che coinvolge il sacerdote eritreo don Mussie Zerai indagato dalla procura di Trapani. Ricci spiega: «Poi gli ho detto questa storia di quegli eritrei, che dicevano che un prete aveva mandato il messaggio». Gallo: «Si, sì, quella già la sapevano (...) che gli è arrivato il messaggio dal prete eritreo e noi ci siamo recati là e abbiamo trovato il barcone di legno (...) e a bordo c'avevamo il mediatore eritreo». Ricci: «Una cosa strana. Esattamente».
Gli addetti alla sicurezza parlano anche dei soldi che arrivano alle Ong: «Vengono finanziati da grandi poteri internazionali tipo la giapponesina che è venuta là», rivela Gallo senza ulteriori dettagli. Il responsabile della società di sicurezza, Ricci, sostiene pure: «Uno che fa il volontario che si piglia 10.000 euro mi sembra». E sui finanziamenti parla dell'arrivo di una donna, non meglio identificata «con un milione di sterline». Gallo in un'altra intercettazione aggiunge: «Hanno fatto un premio all'oscar di Venezia c'è un film sugli immigrati. E loro si stanno appoggiando a sto film, poi non so se è stato sponsorizzato da Save the children oppure gli incassi se li pigliano loro però hanno rimesso un'altra volta le fotografie di Lucio (Montanino altro addetto alla sicurezza a bordo della nave di Save the children ndr) del bambino col padre e la madre, il padre e figlio siriano e uno sbarco di notte, capito? Eh eh». Gallo continua nello sfogo: «Noi non abbiamo lucrato, loro hanno lucrato perché sono partiti a settembre che erano senza soldi e hanno chiuso la missione che tenevano un forte capitale fermo pronto a finanziare il prossimo anno».
LE ALTRE ONG SOTTO ACCUSA
Sempre Gallo, addetto alla sicurezza, intercettato al telefono dice: «C'è troppo potere economico che ci sta dietro tutto sto bordello. Troppo potere politico parecchie omissioni tipo il Moas (discussa Ong con sede a Malta ndr) quelli là erano banditi del mare non soccorritori». E ancora rivela un episodio di un team leader spagnolo di un'altra Ong: «Quando è arrivato a terra a Trapani ha avuto uno scontro verbale con questi della Polizia». Gli agenti sostenevano «ci hanno portato dei morti, non volevano dare le fotografie», (ma) in realtà lo stesso giorno su Twitter avevano messo le foto dello sbarco, della nave, del soccorso in mare». I poliziotti dicevano al responsabile della Ong: «Ci sta prendendo in giro». E lui ha reagito «in maniera molto violenta, faccia a faccia si sono scontrati». In una intercettazione del primo marzo Gallo è convinto: «Il Golfo azzurro (nave della Ong spagnola Proactiva open arms ndr) è sotto inchiesta».
I CONTATTI POLITICI
Stefano Spinelli, medico, della onlus Rainbow for Africa ha collaborato con i tedeschi di nave Iuventa per poi rompere i ponti a causa del loro «atteggiamento oltranzista». Spinelli tiene i contatti con alcuni politici come il senatore Federico Fornaro (scissionista a sinistra del Pd), che gli ha passato un documento della Commissione parlamentare sulle Ong. Spinelli osserva che «l'esito della Commissione è fuffa, tecnicamente avrà un impatto molto basso» E poi al telefono una certa Carla gli chiede: «Ma tu l'hai sentito Di Maio (presumibilmente uno dei leader del M5s) oggi?». Spinelli: «No». Carla: «Di Maio ha detto che (...) le navi delle Ong». Spinelli: «Non sono delle ambulanze sono dei taxi».
La famosa frase utilizzata dall'esponente grillino per accusare le Ong, che il medico ha forse ispirato e ribadisce in riferimento a nave Iuventa, poi messa sotto sequestro: «Fanno solo da taxista». Spinelli parla al telefono anche delle mosse del Viminale sull'apertura di campi per i migranti in Africa. «Quella è la linea tremenda del nostro amico Minniti che ieri ha fatto l'accordo coi ministeri degli Interni di Ciad, Niger e Libia per i campi sub sahariani» osserva il medico. E aggiunge sempre al telefono «mi sembra che la direzione in cui va il nostro amico Marco (Minniti ndr) sia abbastanza definita, cioè aprire tutti i fronti possibili per farne partire il meno possibile».
LE ONG TEDESCHE ESTREMISTE
E LA GUARDIA COSTIERA
Spinelli paragona la Ong tedesca Jugend Rettet, sotto inchiesta, «a un collettivo» volendo intendere come gli stessi esponenti non riconoscano assolutamente l'Autorità dello Stato facendo confusione «tra mandato umanitario e attivistico». Il volontario parlando con un certo Tommaso di Medici senza frontiere ammette: «Queste Ong tedesche che si scambiano il personale bene o male hanno tutte quell'estrazione lì molto no border». E fa un esempio inquietante su cosa potrebbe accadere: «Se ci obbligano a trasferire qualcuno alla Guardia costiera libica (...) cosa succede se noi rifiutiamo quell'ordine e ci spostiamo autonomamente verso un Place of safety italiano? Come si arriva lì ci denunciano tutti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, no?». Tommaso di Msf risponde: «Clandestina, certo». Spinelli ammette riferendosi a Jugend Rettet che «li ho portati anche al Senato (...) ma i tedeschi tutti delle Ong non si rendono conto del clima e della condizione politica in cui ci stiamo muovendo. Trattano l'Italia come un paese del terzo mondo».
Sempre Spinelli parlando con Gianluca Solla, giornalista del Manifesto a bordo di nave Iuventa, che spesso media con la Guardia costiera, rivela che l'Ong Jugend Rettet, nel mirino della procura di Trapani, «sta palesemente seguendo tipo cagnolino le indicazioni di Sea Watch (altra Ong tedesca radicale ndr)». E dietro queste Organizzazioni umanitarie ci sono «alcuni protestanti tedeschi della Germania meridionale (...) che sono molto duri, sembra che cerchino lo scontro». In ogni caso il 6 maggio Spinelli al telefono con Mauro Forte, medico a bordo di nave Iuventa, alza il velo sul ruolo della nostra Guardia costiera.
Prima spiega che in Italia «c'è una politica contro tutte le Organizzazioni non governative (...) la Guardia costiera rimane dalla parte nostra, però contemporaneamente devono essere zelanti rispetto ad un tema di controllo» sulle Ong che vanno a prendere i migranti di fronte alla Libia.(1- continua)
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