A metà gennaio si aprono le danze. Il Parlamento in seduta comune inizierà la conta per eleggere il prossimo presidente della Repubblica. Le manovre dei leader politici, tra cene, aperitivi e feste di compleanno, entrano nel vivo. Al momento sono due i nomi fuori dalle trattative: il capo dello Stato Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Mario Draghi. Il primo boccia l'ipotesi del bis. Il secondo vuole rimanere a Palazzo Chigi per guidare il governo fino al 2023.
Il borsino del toto Quirinale fa registrare nelle ultime ore la risalita nelle quotazioni di Francesco Rutelli: un outsider per superare un eventuale stallo. Il nome di Rutelli è tra le opzioni di Matteo Renzi. L'ex sindaco di Roma non è favorito. Ma è finito nella rosa di papabili del leader Iv.
Un'ipotesi che trova conferma in un passaggio dell'ultimo libro (Controcorrente) del rottamatore: «Rutelli è stato il miglior sindaco di Roma». Eccolo, l'indizio. Renzi che elogia un altro politico (espressione del vecchio Pd) è un evento raro. Il feeling è di vecchia data, dai tempi della Margherita. Buoni i rapporti anche con Enrico Letta. È una carta sul tavolo.
Gli altri due nomi su cui spingono Letta e la sinistra sono l'attuale commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni e l'ex leader dell'Ulivo Romano Prodi. Gentiloni era la prima scelta del segretario Pd: nome «bruciato» dopo l'endorsement pubblico di Carlo Calenda.
L'elezione di Gentiloni liberebbe la poltrona di commissario Ue: incarico che farebbe comodo sia a Giuseppe Conte sia al ministro leghista dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Prodi resta un candidato di bandiera.
Nel centrodestra, che per la prima volta gioca questa partita alla pari con la sinistra, c'è Silvio Berlusconi. Il leader Fi fa sapere agli alleati di non essere disponibile a una candidatura di bandiera. Sulla partita Quirinale, la posizione di Fratelli d'Italia è chiara: «Giorgia Meloni - riferiscono fonti di Fratelli d'Italia - avrebbe ribadito che Fdi sarebbe pronta a votare Berlusconi. Non farà mancare i voti ma ha anche chiesto agli alleati la stessa lealtà e compattezza nel caso in cui Berlusconi non dovesse essere disponibile». Un messaggio agli alleati: niente pastrocchi con la sinistra. Si deve marciare sempre uniti.
Gli altri due profili su cui ragionano i leader del centrodestra sono Marcello Pera e Maria Elisabetta Alberti Casellati. Pera, 78 anni, è il nome di Matteo Salvini: da tempo l'ex presidente del Senato è di casa nell'ufficio del leader della Lega. Il pedigree c'è ma i voti dei centristi potrebbero mancare perché considerato «troppo salviniano». La terza carta, ma non per importanza, del centrodestra è l'attuale presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ha un vantaggio: è stata votata nel 2018 alla guida di Palazzo Madama dai Cinque stelle. Elemento che le consentirebbe di allargare il perimetro del centrodestra e far cadere eventuali pregiudiziali.
Al centro, si gioca una partita a tre. Pier Ferdinando Casini ha in tasca la promessa di Renzi. L'ex presidente della Camera è convinto che Forza Italia scelga lui e non Pera.
Nella griglia c'è Giuliano Amato che spera in un risarcimento da parte di Renzi dopo la fregatura di 7 anni fa. E infine, sul tavolo, come riserva della Repubblica, c'è il ministro della Giustizia Marta Cartabia. Un nome che piace molto ai moderati.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.