«Tali dichiarazioni confermano come i timori del ricorrente circa il difetto di imparzialità di chi lo ha condannato in via definitiva siano oggettivamente" giustificati e come pertanto sia stato gravemente violato nella specie il suo diritto a un giudice indipendente e imparziale garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell'Uomo». È questa la conclusione della memoria difensiva che la task force legale di Silvio Berlusconi ha inviato il 19 maggio alla Corte europea di Strasburgo, allegando i due documenti che da ieri, quando sono stati resi noti, hanno riaperto bruscamente la battaglia del Cavaliere sul fronte della Giustizia.
Si tratta della sentenza del tribunale civile di Milano che ha ribaltato la ricostruzione della vicenda dei diritti tv che nel 2013 ha portato all'unica condanna di Berlusconi, e soprattutto dei due file audio in cui il giudice Amedeo Franco, che faceva parte del collegio che in Cassazione rese definitiva la condanna, rivela particolari sconcertanti sulla genesi di quella sentenza. Per i giudici, dice Franco, Berlusconi era «un mascalzone», e la sezione della Cassazione «un plotone di esecuzione».
La memoria dei legali (Bruno Nascimbene, Andrea Saccucci, Franco Coppi e Niccolò Ghedini) parte dalla sentenza con cui il giudice milanese Damiano Spera il 31 gennaio - pronunciandosi in una causa civile intentata da Mediaset - ha escluso che Frank Agrama, mediatore di film americani, fosse un «socio occulto» di Berlusconi, e che le sue intermediazioni tra le major e le aziende del Cavaliere fossero fittizie, utili solo a creare fondi neri: un postulato che è l'architrave delle sentenza di condanna di Berlusconi. «Tale pronuncia - si legge nella memoria inviata a Strasburgo- è di eccezionale rilievo per dimostrare con ancora maggior forza, se ve ne fosse necessità, la totale arbitrarietà del giudizio di colpevolezza espresso in sede penale a carico del dott. Berlusconi». «Nella recentissima decisione del tribunale civile di Milano si è tenuto conto di tutte le decisioni pregresse dell'intero compendio probatorio (...) è quindi di ogni evidenza che a parere del tribunale di Milano, sulla base della rivalutazione complessiva di tutte le risultanze probatorie, vi sia una totale insussistenza dei fatti asseritamente antigiuridici posti alla base della sentenza di condanna». E ancora: «la declaratoria di insussistenza dell'interposizione fittizia è di fondamentale rilievo nel dimostrare il conclamato contrasto con la precedente sentenza di condanna». Il giudice Spera, concludono i legali dell'ex premier, «ha demolito l'intero impianto accusatorio». Di fatto, afferma la memoria, «ogni qualvolta un giudice terzo e super partes ha esaminato gli atti, il dott. Berlusconi è stato ampiamente prosciolto da ogni accusa. Soltanto dunque un effettivo e dimostrato pregiudizio poteva consentire di pervenire a un giudizio di colpevolezza».
E la prova provata del pregiudizio è, secondo la memoria, la registrazione dei due colloqui tra Berlusconi e il giudice Franco, avvenuti «alcuni mesi dopo il deposito delle motivazioni», quando il Cavaliere «incontrava casualmente il giudice in compagnia di altre persone» e «una di queste, vista la delicatezza della situazione, decideva di registrare, mediante il proprio apparecchio telefonico, la conversazione». L'occasione si ripresenta qualche tempo dopo, a febbraio del 2014, e anche in quel caso uno dei presenti provvedere alla registrazione. Di quei file negli anni scorsi Berlusconi ha fatto ripetuti accenni in pubblico e in privato. Ma solo alla morte di Franco, avvenuta l'anno scorso, il leader di Forza Italia ha messo materialmente gli audio a disposizione dei legali.
Sono le registrazioni riportate ieri dal Giornale, e che secondo Ghedini e i suoi colleghi dimostrano «il profondo disagio del dottor Franco per aver dovuto firmare una sentenza che riteneva errata sotto il profilo giuridico, profondamente ingiusta e minata dai pregiudizi del presidente del collegio, dottor Esposito, nonché assegnata non correttamente alla sezione feriale della Cassazione». «Dalle dichiarazioni del giudice relatore si comprende perfettamente dunque che a suo parere sia la Procura di Milano sia il presidente del collegio giudicante della Corte di Cassazione erano pacificamente prevenuti e impegnati a fare sì che il dottor Berlusconi fosse a tutti i costi condannato, pur dovendo chiaramente essere assolto».
Sono elementi, spiegano i legali, che è doveroso ora sottoporre alla attenzione della Corte europea dei diritti dell'Uomo, cui nel dicembre del 2013 Berlusconi si rivolse per denunciare le
«plurime violazioni in suo danno dei diritti garantiti dalla convenzione». Si tratta di « importanti nuovi elementi a sostegno delle doglianze formulate nel ricorso che sono emersi successivamente all'introduzione dello stesso».
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