I limiti del giornalismo infiltrato e mascherato

Considerazioni dopo l'inchiesta di "Fanpage"

I limiti del giornalismo infiltrato e mascherato
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Questa cosiddetta opera di FanPage, non è giornalismo d'inchiesta, come i piccoli soloni (e le grandi solone) del giornalismo vogliono far credere. Infatti, la loro giornalista si è infiltrata in una comunità, apparendo ciò che non era. Le notizie, quindi, sono state indebitamente acquisite e poi diffuse più per denigrare il governo, che non per dovere/diritto di cronaca.

Secondo la Cassazione del 2023, infatti, l'inchiesta è un'opera personale di elaborazione della notizia, nei collegamenti storici e sociali e nella valutazione critica. Nel codice deontologico dei giornalisti all'art. 1 si legge: «le presenti norme sono volte a contemperare i diritti fondamentali della persona con il diritto dei cittadini all'informazione e con la libertà di stampa», e all'art. 2: «...il giornalista che raccoglie notizie rende note la propria identità, la propria professione...». Dunque, il giornalista ha sempre l'obbligo di identificarsi come tale; salvo per ragioni di pericolo di vita: dov'era il pericolo per una ragazza che ha voluto infiltrarsi tra altri ragazzi? Un pericolo di vita? Un pericolo di plagio? Un pericolo sessuale? Quale? Dai racconti, un pericolo inesistente. Quindi, dove sarebbe la necessità di ricorrere alla copertura del giornalista? In sostanza, emerge che di pericoloso ci sia stato solo il gioco sociale di giornalisti ammalati di scoop e accecati dall'ossessione di infangare Giorgia Meloni; giornalisti che così hanno offerto alla sinistra il rinforzo per la inarrestabile e spasmodica crociata di delegittimazione. A parte lo schifo orrendo e insopportabile delle frasi antisemite, altro non c'è nella clamorosa «inchiesta». C'è solo e sicuramente razzismo religioso orrendo. Come espresso, peraltro, anche dai ragazzi di sinistra, nelle manifestazioni pro-Palestina e Pride. E non è di certo rintracciabile l'apologia del fascismo, che tanto ha scandalizzato i politici di sinistra.

Infatti, la Cassazione ha detto nel 2024 che: «la condotta di esaltazionedeve essere suggestiva e comunque suscettibile di provocare adesioni e consensi favorevoli alla ricostituzione del partito fascista». Sentire «Duce!, Duce!», è suggestivo? Provoca la ricostituzione del fascismo? Quanto alla libertà di stampa e alla libertà di pensiero chiariamo che secondo la Corte costituzionale (sent. 120/1968) «la libertà di manifestazione del pensiero non può trovare limitazioni se non nelle disposizioni legislative dirette alla tutela di altri beni e interessi fatti oggetto di protezione costituzionale». I limiti, dunque, sono sia i diritti della personalità (per tutti i ragazzi registrati a loro insaputa) tutelati dagli artt. 2 e 3 della Costituzione, come il diritto all'onore, alla riservatezza, alle convinzioni ideologiche, morali e sociali, etc. e sia gli interessi di natura pubblicistica, come il prestigio del Governo, l'amministrazione della giustizia e via dicendo. Tutti violati dall'infiltrazione e la dalla successiva diffamazione. Se il pubblico interesse alla divulgazione dell'informazione deve stare in un perimetro che non leda i diritti altrui, questa «inchiesta» ha strabordato, disonorando una conquista sostenuta dalla Costituzione, dopo l'oscuro, aggressivo e censorio periodo fascista.

Chi ragiona diversamente non è democratico, ma un discriminatore politico. Forse fascista. Dunque, i giornalisti che se la tirano, non solo non conoscono la deontologia professionale, non solo non si vergognano di calpestare i diritti altrui, infiltrandosi e spettegolando, ma si comportano proprio da dittatori. Per di più, le notizie acquisite dolosamente e illecitamente non sono state poi usate per informare e promuovere la coscienza pubblica, ma solo per schiaffeggiare l'avversario e togliere prestigio al Governo.

Non è giornalismo d'inchiesta, ma un pasticciaccio politico. Questa è la mia opinione. E se ci infiltrassimo nella redazione di Fanpage per rivelarne le modalità di lavoro giornalistico e scoprire il loro personale codice deontologico?

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