A tre mesi dall'inizio della guerra a Gaza il segretario di stato Antony Blinken ha incontrato nuovamente i vertici israeliani per tentare di evitare un'ulteriore escalation, esortando l'alleato a proteggere i civili, «i bimbi stanno pagando un prezzo troppo alto». Durante il colloquio a Tel Aviv con il premier Benjamin Netanyahu, il capo della diplomazia americana ha riaffermato «il sostegno degli Stati Uniti al diritto di Israele di impedire il ripetersi degli attacchi terroristici del 7 ottobre». Ma ha anche «sottolineato l'importanza di evitare ulteriori danni ai civili e di proteggere le infrastrutture a Gaza». Mentre sul lungo periodo, Blinken «ha ribadito la necessità di garantire una pace duratura e sostenibile per Israele e la regione, anche attraverso la realizzazione di uno Stato palestinese». L'ufficio del primo ministro israeliano non ha reso noto alcun dettaglio dell'incontro con il diplomatico statunitense, prova, secondo gli osservatori, di rapporti sempre più incrinati: Washington starebbe perdendo la pazienza.
Il titolare di Foggy Bottom ha visto pure il presidente Isaac Herzog, il suo omologo Israel Katz, e il ministro della Difesa Yoav Gallant, incontri nel corso dei quali ha espresso la speranza che dopo la guerra, Tel Aviv possa portare avanti i suoi sforzi verso l'integrazione regionale. «Penso che ci siano reali opportunità in quest'area, ma dobbiamo superare questo momento molto impegnativo». Su futuro del conflitto Gallant ha chiarito a Blinken che le operazioni a Khan Yunis, nel Sud di Gaza «si intensificheranno e continueranno fino a quando i capi di Hamas saranno raggiunti e gli ostaggi recuperati». A suo parere inoltre «un aumento della pressione sull'Iran è fondamentale e potrebbe impedire un'escalation regionale in ulteriori aree». Gallant ha poi definito «prioritario il ritorno al Nord del Paese degli sfollati israeliani» costretti a fuggire dalle azioni degli Hezbollah: «Israele preferisce ottenere l'obiettivo con la via diplomatica, ma sta preparando anche alternative militari».
Allo stesso tempo, proprio mentre Blinken arrivava in Israele, Gallant ha ordinato personalmente la smobilitazione di due insediamenti vicino a Betlemme. L'amministrazione di Joe Biden ha espresso più volte preoccupazione per le attività dei coloni in Cisgiordania, e con un'operazione a sorpresa, centinaia di soldati e di agenti hanno isolato un'area di insediamento ebraico e hanno poi demolito le abitazioni in alcuni avamposti eretti nelle vicinanze della colonia Pney Kedem. Ma in serata Netanyahu ha imposto lo stop all'evcuazione. Il gabinetto di guerra israeliano su richiesta di Blinken ha deciso che consentirà a una delegazione Onu di visitare il Nord della Striscia di Gaza, in modo che possa vedere da vicino lo stato delle infrastrutture e stabilire i bisogni nell'area.
Ma nelle stesse ore al Palazzo di Vetro di New York, Israele ha lanciato un nuovo duro attacco all'organizzazione internazionale. L'ambasciatore Gilad Erdan in Assemblea Generale ha parlato del bimbo israeliano Kfir, ostaggio di Hamas, che ha festeggiato il primo compleanno in prigionia. «E voi preferite discutere del cessate il fuoco?», ha urlato, promettendo che il suo Paese continuerà a lottare per difendersi. «Un'organizzazione che non prende posizione quando un bimbo di un anno è preso in ostaggio è complice dei terroristi e non ha ragione di esistere», ha detto, puntando ancora il dito contro l'Onu perché «continua a concentrarsi sul cessate il fuoco e sugli aiuti e non sugli ostaggi», e ribadendo che la tregua sarebbe «una vittoria per Hamas». Erdan ha poi ricordato che «Hamas ha brutalmente violentato le donne israeliane, usando lo stupro come arma di guerra. Ne hanno parlato anche i media aamericani, ma qui, nell'organizzazione che dovrebbe difendere i diritti umani? Silenzio.
Le donne israeliane non sono donne, i bambini israeliani non sono bambini», ha aggiunto, accusando le Nazioni Unite di «vergognosa indifferenza» e sostenendo che sono diventate «un altro strumento nelle mani dei terroristi».
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