Un'altra notifica giudiziaria nella cassetta della posta di Matteo Salvini. Questa volta la letterina arriva non dall'Europa ma dalla procura di Torino che da due anni e mezzo sta indagando sul ministro dell'Interno per "vilipendio" della magistratura. L'ultimo affondo delle toghe contro il leader della Lega dopo i fatti (in via di archiviazione) della Diciotti e la querelle sui fondi del partito.
Le parole di Salvini
Andiamo con ordine. I fatti contestati dai pm a Salvini risalgono al lontano 2016, quando nel mezzo di un congresso della Lega a Collegno (vicino Torino) definì la magistratura una "schifezza". Erano i tempi dell'inmchiesta sulle presunte spese pazze in Liguria e tra gli indagati c'era pure l'attuale sottosegretario ai Trasporti, Edoardo Rixi. Ecco il testo incriminato: "Se so che qualcuno, nella Lega, sbaglia, sono il primo a prenderlo a calci nel culo e a sbatterlo fuori. Ma Rixi è un fratello e lo difenderò fino all' ultimo da quella schifezza che è la magistratura italiana".
L'affondo del segretario del Carroccio non era diretto a tutti i pm. "Ci sono tanti giudici che fanno benissimo il loro lavoro - precisò infatti - Penso a chi è in prima linea contro mafia, camorra e 'ndrangheta. Purtroppo è anche vero che ci sono giudici che lavorano molto di meno, che fanno politica, che indagano a senso unico e che rilasciano in 24 ore pericolosi delinquenti. Finché la magistratura italiana non farà pulizia e chiarezza al suo interno, l'Italia non sarà mai un paese normale".
L'inchiesta di Torino
Per la procura di Torino quelle parole, registrate in un video, certificherebbero il "vilipendio" di Salvini nei confronti delle toghe. E così decise di aprire una inchiesta a carico del leghista ora arrivata a conclusione. A firmare l'atto di chiusura delle indagini (secondo Repubblica partito nei giorni scorsi dalla procura e diretto al ministro) è stato il procuratore capo Armando Spataro, noto per aver aperto le porte del palazzo di giustizia ai migranti volontari.
Il via libera di Bonafede
L'indagine era stata conclusa rapidamente solo che si era arenata nel palazzo del ministero della Giustizia. Per poter chiudere il fascicolo, infatti, era necessario il via libera del Guardiasigilli come previsto dal codice penale per questo tipo di reato. Spataro sollecitava da tempo il ministero (prima Orlando, poi Bonafede), ma l'autorizzazione è stata firmata solo un mese fa (il 9 ottobre). Il predecessore del ministro grillino, infatti, si era limitato a non rispondere alle richieste della procura torinese.
Ma Bonafede, forse per evitare accuse di favoritismo, il 9 ottobre ha annunciato su Facebook di aver firmato ben nove richieste di autorizzazione a procedere. Tra cui quella di Salvini.Tradotto: il leghista è stato "tradito" dal collega di governo. E ora rischia un processo che potrà portare ad una multa da mille a 5mila euro.
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