I politici si difendono: «Coca? Al massimo c'è qualche ubriaco»

L'inchiesta del «Fatto» sulla droga alla Camera non piace ai deputati: «Qui entrano tutti....»

I politici si difendono: «Coca? Al massimo c'è qualche ubriaco»

Roma «Sto cercando di rimettere insieme i Rolling Stones. O forse sono i Pooh». Parla di rock and roll, sesso e droga: Pippo Civati è il deputato giusto. Ride: «Chiedere la legalizzazione della cannabis non significa certo tirare di coca. Io? No, non l'ho mai fatto. E a una canna preferisco un boccale di birra. Hanno trovato tracce di cocaina nel bagno della Camera? Non mi sorprende, ma in verità non mi sembra troppo importante. Meglio: il dato rilevante è che ancora una volta di più questo episodio sottolinea l'ipocrisia di alcuni esponenti politici. E vorrei precisare...». Precisi: «Abbiamo sempre sostenuto che al lavoro uno non può andare sballato; ovviamente il discorso vale per chi guida un bus e per chi siede a Montecitorio o Palazzo Madama».

Un'estate fa, quando la Camera decise di non liberalizzare la cannabis, Twitter ci consegnò la frase più corrosiva, che ora il segretario di Possibile non può farsi scappare: «Diceva: 630 cocainomani bocciano la cannabis». Ora Millenium (nuovo mensile del Fatto Quotidiano) riporta il tema all'ordine del giorno: un sopralluogo nel bagno della Camera, prima di un'affollata seduta, ha rivelato la presenza di tracce di cocaina. La politica non tira più, ma in politica si tira ancora. «C'è qualche industriale che tira di coca? Ma va. E qualche politico? Ma va. E qualche giornalista? Ma pensa. Queste non sono inchieste, sono schifezze».

Ecco, sull'altro fronte, Carlo Giovanardi prende la cosa con uno spirito diverso. Il senatore è sempre in prima fila nello lotta contro le droghe attacca: «Ora sto al Senato, va bene, ma sono stato vicepresidente della Camera, conosco bene quell'Aula e anche quei bagni. Forse non è stato scritto che in quei bagni può entrare un po' chiunque».

Laura Boldrini, la presidente della Camera, è in Nigeria, ma Stefano Menichini, capo ufficio stampa di Montecitorio replica al magazine Millennium in modo duro, con tesi simili a quelle di Giovanardi.

«I servizi igienici in questione non sono affatto dei deputati e tanto meno inaccessibili agli esterni, come scrive il giornalista che evidentemente della Camera conosce poco».

Così la denuncia che qualcuno a Montecitorio faccia uso di droga non sorprende nessuno, «ma la disciplina e il decoro che impone la Costituzione per i cittadini eletti» pare sia rispettata. «A parte certe battute che facciamo pure al Senato: si ascoltano discorsi senza senso e ti vien da dire: oggi questo ha sbagliato la dose, ma è una battuta», rilancia Giovanardi.

Almeno su questo il fronte è compatto, da sinistra a destra. A taccuini aperti, ma pure chiusi. «Più che altro c'è qualcuno che alza il gomito, basta farsi un giro in tarda mattinata alla bouvette, c'è anche chi fa colazione con un caffè corretto alla Sambuca e poi i caffè diventano due, tre e dieci». Di chi si tratta? «È un rispettato onorevole di lungo corso, che ha mosso i primi passi con la Democrazia Cristiana, e qui mi fermo», racconta sottovoce un ex deputato del Partito Democratico.

Poi aggiunge: «Volete l'immagine di decine di sballati a Montecitorio? Beh, non è così ed è sempre meglio: sono passati gli anni della politica rampante, l'età media è pure scesa e dunque anche quelli abituati a bere come spugne sono sempre meno. E poi ora ci sono i grillini. Quelli hanno tutti i difetti del mondo, ma non fanno uso di droghe, non possono, il guru non vuole».

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