I progressisti nostrani e di mezzo mondo, perdenti sul piano politico, giravano attorno alla preda da un po', ma avevano bisogno di un gesto eclatante per additare al mondo il nuovo bersaglio internazionale. Finalmente Elon Musk ha fatto, due volte, una dietro l'altra, il saluto romano, diventando il nuovo «uomo nero» da abbattere scatenando campagne che riecheggiano il ritorno del ventennio e l'avvento del Quarto Reich.
Ovviamente non ha nessuna importanza che si tratti di una bufala, dell'interpretazione di un gesto che l'Espresso, non certo un giornale filo fascista, riporta alla realtà dei fatti proprio su X. «Caro Musk, ecco perché anche tu hai bisogno del fact checking. E cari lettori, siamo onesti: benché sia un gesto controverso, quello non è un saluto romano. Ascoltate cosa dice» sentenzia l'Espresso. Non occorre chiamare in causa il fact checking, ma basta conoscere l'inglese per capire le parole pronunciate da Musk ai 20mila fan di Donald Trump alla Capital One Arena di Washington. «Voglio solo dire grazie per averlo reso possibile» sostiene il miliardario e poi aggiunge «il mio cuore è per voi» (letteralmente nelle vostre mani). Per ribadirlo con i gesti avvicina la mano destra al cuore e poi la rivolge al pubblico per due volte. La fa girandosi verso i sostenitori come se volesse «consegnare», con il gesto, il suo cuore alle persone presenti, che hanno reso possibile il clamoroso ritorno e la vittoria del 47° presidente Usa.
Nessun saluto romano o nazista, ma il suo collaboratore italiano, Andrea Stroppa combina la frittata quando posta il video con Musk scrivendo «l'Impero Romano è tornato, a cominciare dal saluto romano». Non è escluso che il fondatore di Tesla pensasse al saluto dei centurioni o dei gladiatori rivolto come ringraziamento ai sostenitori a Washington. Da sempre è affascinato dal mito del Colosseo, a tal punto che aveva sfidato nell'arena il suo ex «nemico» Mark Zuckerberg, ma era il saluto a Cesare non a Mussolini o a Hitler. Per Stroppa inutile cancellare il post: l'isteria dell'uomo nero si espande alla velocità della luce dall'Italia al mondo progressista, che ha bisogno di un nemico come bersaglio per sopperire alle difficoltà politiche. Il cancellerie tedesco, Olaf Scholz, che si avvia verso la sconfitta alle prossime elezioni, tuona al forum di Davos contro «il sostegno a posizioni di estrema destra» di Musk. Ridicoli la vicepremier spagnola Yolanda Diaz, e due ministri, che annunciano con tono solenne l'uscita da X per non «alimentare il business di un miliardario che gioca a fare il dittatore». Il ministro della Cultura Ernest Urtasun sentenzia: «O fascismo o democrazia. Addio» pensando di essere ancora in piena guerra civile spagnola.
Pure il quotidiano Liberation lascia X «non compatibile con i nostri valori», che dovrebbero contemplare la libertà di pensiero anche per Musk. Haaretz, in Israele, denuncia l'uomo nero ricordando come avesse «attaccato George Soros», che non è proprio un santerellino nell'ingerenza degli affari altrui.
I giornalisti, che non hanno verificato cosa ha detto, come l'Espresso, chiedono addirittura alla portavoce cosa ne pensa la
Commissione europea. Paula Pinho risponde, arrampicandosi un po' sugli specchi, che «non commenteremo alcun gesto che sia effettivamente interpretato da alcuni e non da altri come avente un significato o un'intenzione particolare».
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