I razzi di Hezbollah incendiano Israele. Tel Aviv: "Pronti per la guerra in Libano"

Brucia il Nord sotto attacco del gruppo filo-Iran. La soffiata: "Offensiva entro metà giugno". Ben Gvir: distruggiamoli

I razzi di Hezbollah incendiano Israele. Tel Aviv: "Pronti per la guerra in Libano"
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«Guerra!», invoca il ministro della sicurezza nazionale, l'israeliano Itamar Ben Gvir, mentre visita il confine nord di Israele. Non si riferisce a Gaza, dove si continua a combattere in attesa di un accordo sugli ostaggi, che Hamas allontana ribadendo come condizione il ritiro completo dell'esercito israeliano e la fine permanente del conflitto. Il ministro dell'ultradestra israeliana si riferisce al Libano, quel secondo fronte aperto dal 7 ottobre, da quando gli integralisti sciiti e filo-iraniani si sono uniti alla battaglia di Hamas nella Striscia e non hanno smesso di attaccare i villaggi di confine e le strutture militari israeliane con razzi e droni, provocando nella notte fra lunedì e martedì una vasta serie di incendi, spenti solo nelle prime ore di ieri mattina. «Il Libano deve bruciare. Tutte le roccaforti di Hezbollah dovrebbero bruciare, essere distrutte», insiste Ben Gvir, mentre il nuovo ministro degli Esteri dell'Iran, Ali Bagheri Bakri, è a Beirut per incontrare il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Più moderato ma altrettanto efficace il ministro centrista del Gabinetto di guerra Benny Gantz, che garantisce: «Le ostilità al confine settentrionale con il Libano saranno risolte entro l'inizio del prossimo anno scolastico, l'1 settembre. Finirà con un accordo diplomatico o con un'escalation militare», è la promessa. Le Forze armate non si sottraggono. Il capo di stato maggiore dell'Idf, Herzi Halevi, avverte che «si avvicina il punto in cui deve essere presa una decisione e l'Idf è pronto alla guerra in Libano». Non si tira indietro nemmeno Hezbollah, che replica tramite il suo numero due, Naim Qassem: «Non intendiamo ampliare il conflitto. Ma se Israele vuole una guerra su vasta scala, siamo pronti». A confermare che l'escalation è dietro l'angolo si aggiunge l'indiscrezione del quotidiano libanese al-Akhbar, legato a Hezbollah, secondo cui la Gran Bretagna ha avvertito Beirut che Israele lancerà un'offensiva su larga scala a metà giugno e ha consigliato di «prendere le disposizioni necessarie per il conflitto».

A 242 giorni dal 7 ottobre, a otto mesi dall'attacco di Hamas e dall'inizio del conflitto, i venti di guerra soffiano sempre più impetuosi anche dal Libano. Dopo lo spegnimento degli incendi provocati dai razzi di Hezbollah, le sirene hanno continuato a suonare ieri in Galilea, dove gli attacchi sono proseguiti. Si ripetono incessanti da mesi, tanto da aver provocato 100mila sfollati, poi ridotti a 60mila, ma il numero sembra destinato a risalire. Un agente operativo di Hezbollah è stato ucciso in un attacco con droni dell'esercito israeliano. Il Gabinetto di guerra guidato da Netanyahu si è riunito per affrontare la questione. All'esasperazione degli israeliani si aggiunge la rabbia dell'ultradestra per la linea «debole» del governo. «È arrivato il tempo di riportare il Libano all'età della pietra», dice l'altro ministro dell'estrema destra religiosa, Bezalel Smotrich, citando una vecchia frase del ministro della difesa Yoav Gallant. Il leader dell'opposizione Yoav Lapid attacca l'esecutivo: «Il Nord va in fiamme e con esso brucia la deterrenza israeliana. Il governo non ha alcun piano per il giorno dopo a Gaza, per riportare i residenti nel nord, nessuna gestione, nessuna strategia. Un governo di totale abbandono».

Preoccupato il

leader francese Emmanuel Macron, che chiede moderazione dopo aver consegnato a Beirut a febbraio una proposta per la fine delle ostilità, che prevede lo stop agli attacchi e chiede a Hezbollah di ritirarsi di 10 km a nord.

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