I ristori non bastano Autonomi e aziende chiedono a Draghi di fare ancora di più

Cgia di Mestre: "Ora indennizzi per altri 50 miliardi". Confcommercio: "Servono più risorse e meno vincoli". Bonaccini: "Stop a Tosap e Cosap per tutto il 2021".

I ristori non bastano Autonomi e aziende chiedono a Draghi di fare ancora di più

Troppo profondo le ferite inferte dalla crisi pandemica alle imprese e alle partite Iva perché il decreto Sostegni con i suoi 32 miliardi potesse suturarle. Il tessuto produttivo italiano si sta disarticolando e non solo dal punto di vista economico ma anche sociale.

D'altronde, quei 32 miliardi, ricorda Unimpresa, rappresentano solo il 10% dei 320 miliardi di perdita complessiva di fatturato che aziende e professionisti hanno subito nel corso del 2020. «Il decreto non ci sembra adeguato né dal punto vista delle tempistiche, perché i fondi arriveranno almeno ad aprile, né da quello delle risorse», conclude Unimpresa. Stessa valutazione è stata effettuata dalla Cgia di Mestre. Gli 11 miliardi di ristori «saranno accreditati sul conto corrente delle attività interessate almeno 3 mesi e mezzo dopo dalle chiusure imposte nel dicembre scorso dal governo Conte», ha osservato l'Ufficio studi sottolineando che «i soldi, messi a disposizione dallo scostamento di bilancio del gennaio scorso, non giungeranno certo con la tempestività che la situazione imporrebbe». Anche il nuovo scostamento da 20 miliardi di euro «appare poca cosa se lo rapportiamo alla dimensione delle perdite subite dalle imprese e da tutto il mondo del lavoro autonomo», aggiunge la Cgia invitando il governo a «fare un ulteriore sforzo, approvando misure di indennizzo che arrivino a toccare almeno i 50 miliardi di euro».

E se il leader della Lega, Matteo Salvini, riferendosi alla questione cartelle, ha detto che «ci sono dei temi su cui ancora dovremo lavorare, e molto», anche il presidente dell'Emilia Romagna (e aspirante segretario Pd), Stefano Bonaccini, ha rilevato che come presidente della Conferenza delle Regioni chiederà al governo che sia estesa fino a fine anno e non fino al 30 giugno l'esenzione di Tosap e Cosap per i locali pubblici (la tassa per l'occupazione del suolo pubblico che si paga per i dehors). «È il minimo che possiamo fare per sostenere attività che stanno pagando un prezzo altissimo alla pandemia», ha commentato.

Ma sono gli indennizzi a non accontentare appieno le categorie. «Le imprese si trovano a fronteggiare l'impatto di una picchiata della spesa per consumi, nel 2020, prossima ai 130 miliardi di euro: servono, dunque, ristori più adeguati in termini di risorse, più inclusivi in termini di parametri d'accesso, più tempestivi in termini di meccanismi operativi», ha rilevato Confcommercio. Sempre da Piazza Belli la Fipe (federazione dei pubblici esercizi che aderisce alla confederazione guidata da Carlo Sangalli) ha fatto sapere che «il ristorante tipo che nel 2019 fatturava 550mila euro e che nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato, 165mila euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro», mentre un bar che nel 2019 fatturava 150mila euro e ne ha persi 25mila a causa delle restrizioni, avrà diritto a un bonus di 1.875 euro, il 4,7% della perdita media mensile. «Va incrementata la quantità di risorse da destinare agli imprenditori, in particolare per i settori più colpiti, dalla moda al legno-arredo fino alla filiera del turismo», ha ribadito il presidente di Confartigianato, Marco Granelli.

«Da un anno, decreto dopo decreto, ci siamo visti sempre esclusi dal settore turismo», ha criticato il presidente del Comitato Bus Turistici Italiani, Riccardo Verona rimarcando che «con i limitati contributi di ristoro che

abbiamo ricevuto finora, siamo destinati a sparire». Anche Eugenio Filograna (Movimento Autonomi e Partite Iva) è tornato a chiedere «ristori all'80% del fatturato perso sul modello tedesco e un condono vero per gli autonomi».

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