Il dubbio - sconsolante per chi ha scommesso sulla libertà dell'Ucraina - è che dietro l'offensiva dei gruppi jihadisti entrati ad Aleppo e dilagati nel cuore della Siria si nasconda la lunga mano dei servizi segreti di Kiev. E, oltre a quella, i soldi, le armi e il coordinamento garantito da una Turchia che in passato non ha esitato a fornire il proprio appoggio ai terroristi dell'Isis.
È vero in guerra vale tutto. Soprattutto se un quinto dei tuoi territori sono occupati dal nemico russo. O, nel caso della Turchia, se ospiti da un decennio più di tre milioni di sfollati siriani che non riesci a rimandare a casa. Ma a dar retta a quel che ci racconta il Kyiv Post, pubblicazione ucraina non certo filo-russa, l'Hur, ovvero il Direttorato dell'intelligence di Kiev, stavolta s'è fatto prendere la mano. Tutto inizia a maggio 2023 quando Kyrylo Budanov, capo dell'Hur annuncia che l'organizzazione punta a «distruggere i criminali di guerra russi ovunque nel mondo, non importa dove siano». Le operazioni condotte a fianco dei ribelli jihadisti incominciano qualche mese dopo. A partire dal giugno di quest'anno il Direttorato documenta con i video pubblicati sul sito del Kyiv Post le azioni del Gruppo Khimik, un'unità di 007 ucraini incaricata di addestrare Tahrir al Sham e altri gruppi jihadisti siriani all'uso di droni ed esplosivi. A giugno il primo video pubblicato intitolato «forze speciali ucraine e ribelli siriani decimano i mercenari russi in Siria» documenta le azioni messe a segno tre mesi prima tra cui un' imboscata a un pullmino senza insegne militari e la distruzione di un avamposto russo.
Le operazioni dell'Hur documentate dal Kyiv Post s'intensificano a fine luglio 2024 quando gli infiltrati del Khimik e i loro alleati jihadisti attaccano le installazioni russe attorno all'aeroporto militare di Kuweires, a Est di Aleppo. A settembre i video ucraini girati in Siria mostrano una bandiera dell'Hur accanto a un deposito russo usato per la produzione di droni distrutto da una carica esplosiva. Aldilà delle singole operazioni l'interrogativo più inquietante è quanto l'Hur e il Khimik Group abbiano contribuito alla pianificazione complessiva delle operazioni iniziate mercoledì scorso. Da giorni vari siti islamisti siriani attribuiscono i successi conseguiti dai militanti qaidisti di Tahrir al Sham e del Partito Islamico del Turkestan (Tip) all'impiego dei droni e alle tattiche di combattimento apprese dal Khimik Group. Ma l'efficacia di quell'addestramento e i tempi di un'offensiva scattata non appena i raid israeliani hanno costretto pasdaran iraniani e milizie di Hezbollah a ritirarsi dalla Siria solleva pesanti interrogativi sugli obbiettivi e sulle finalità di un'operazione che minaccia di trasformare la Siria in un nuovo regno qaidista.
Interrogativi oltremodo inquietanti per un'Europa che, dopo aver finanziato e armato l'Ucraina, rischia di far i conti con le conseguenze delle sue operazioni segrete. Ovvero una nuova ondata di terrorismo e un'incontrollabile crescita dei flussi migratori in partenza dalla Siria.
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