Ormai non ci sono più dubbi: la Corea del Nord è un attore protagonista della guerra in Ucraina. Ed è un bel problema per tutti. Per Kiev in primis (anche se dagli Usa arrivano altri aiuti portati «direttamente» da Austin), che deve far fronte a un ulteriore aumento delle forze contro di sé ma anche per la Russia, che certifica ulteriormente il suo isolamento internazionale, facendosi rifornire da Stati come Iran e Corea appunto, senza escludere l Cina, non esattamente il tipo di alleato di cui vantarsi a livello mondiale. E non a caso punta ancora sui Brics, ospitando la riunione proprio in Russia per cercare di rispondere alla crescente e logica ostilità occidentale, là dove Putin incontrerà anche, per la prima volta dal 2021, il segretario dell'Onu Guterres.
Il caos internazionale è stato sollevato da varie intelligence, su tutte quella Corea del Sud, che grazie a fotografie satellitari ha individuato la presenza di un contingente mandato da Kim Jong-Un in Ucraina, almeno 12mila soldati secondo le stime. La Corea del Sud ha subito convocato l'ambasciatore russo a Seul per denunciare la scelta di Pyongyang esprimendo «serie preoccupazioni» e chiedendo «con fermezza il ritiro immediato delle forze nordcoreane» perché tali operazioni rappresentano «una minaccia internazionale e una aperta violazione delle norme dell'Onu». Le truppe nordocoreane sono arrivate a Vladivostok tra l'8 e il 13 ottobre e dopo un breve addestramento saranno pronte per essere schierate in prima linea. Il tutto dopo l'acclarata fornitura militare di Kim a Putin dopo l'accordo siglato tra i due. «La Corea del Nord che invia truppe per combattere accanto alla Russia in Ucraina segnerebbe una significativa escalation», ha attaccato il segretario generale della Nato Mark Rutte. Critica anche l'Ue: «Questa circostanza mostra come Mosca non sia interessata alla pace e che sia anzi disposta ad avere soldati stranieri sul suo territorio». Di contro Mosca fa il pesce in barile come al solito. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha definito la Corea del Nord «un vicino e un partner stretto della Russia», senza entrare nel merito della presenza di militari mentre l'ambasciata russa a Seul replica che la collaborazione tra i due Paesi «non è diretta contro la Corea del Sud».
Intanto oggi parte il vertice Brics di Kazan, la capitale della regione russa del Tatarstan, dove Putin vuole accreditarsi al mondo come leader forte e per nulla isolato, presentando l'alleanza come un contrappeso chiave contro l'Occidente cattivo. La Russia padrona di casa, Brasile, India e Cina sono i Paesi fondatori a cui si sono aggiunti anche Sudafrica, Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi con Arabia saudita e Argentina per ora solo invitate e altri ancora in bilico tra cui Serbia, Turchia ed ex del blocco sovietico. Saranno presenti anche il leader dell'Onu Antonio Guterres, che incontrerà lo Zar a margine della riunione, e il presidente turco Recep Taiyyp Erdogan, unico leader di un Paese Nato a partecipare.
La città sarà blindata: scuole, uffici e negozi e attività chiusi, residenti spostati in altri centri e dipendenti statali in congedo obbligatorio. All'ordine del giorno, naturalmente, la questione relativa «situazioni di conflitto più urgenti nel mondo tra cui la crisi in Ucraina». Perché guai, anche a distanza di oltre due anni, a chiamarla guerra.
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