I talebani dilagano. Continua, infatti, la rapida riconquista dell'Afghanistan da parte dei miliziani islamici dopo il ritiro delle truppe occidentali. Ieri sono cadute altre città strategiche sotto i martellanti attacchi: la prima è Lashkar Gah, nel Sud del Paese. Secondo fonti russe, i talebani avrebbero imposto un cessate il fuoco di 48 ore per permettere l'evacuazione della città. Il secondo centro conquistato dalle milizie islamiche è stato Feroz Koh, capoluogo della provincia di Ghor. Il governatore della provincia ha tentato di abbandonare la città con le forze di sicurezza ma i talebani glielo hanno impedito. Dopo un breve negoziato, la città è stata evacuata.
Nella giornata di giovedì, invece, i talebani avevano conquistato le due città più grandi dell'Afghanistan dopo Kabul, Kandahar ed Herat, dove era dispiegato il contingente italiano fino a poche settimane fa. Herat, però, non è completamente in mano agli islamisti. Le forze governative, almeno fino a ieri, controllavano ancora una base militare e l'aeroporto della città. A Herat c'è stato anche un colpo di scena: il potente «signore della guerra» Ismail Khan, che per giorni ha combattuto per difendere Herat, ha deciso di unirsi ai Talebani dopo la sua cattura. Kandahar, invece, è caduta dopo aspri combattimenti e, oltre a essere un centro strategico, ha un significato simbolico perché era la roccaforte dei Talebani.
Dopo l'offensiva di ieri, sono diventati 18 i capoluoghi delle 34 province afghane conquistati dai miliziani in una settimana. I talebani gongolano e il loro portavoce, Zabihullah Mujahid, ha parlato di «popolarità» tra la popolazione afghana. «Non è possibile con l'uso della forza» far cadere 18 capoluoghi in una settimana, ha scritto Mujahid su Twitter. E gli islamisti hanno annunciato anche che concederanno un'amnistia a quelli che hanno collaborato con il governo di Kabul e con le forze armate straniere. «Le braccia dell'Emirato Islamico sono aperte a loro», ha aggiunto.
I talebani ormai controllano oltre il 60% del territorio afghano e si preparano all'assalto finale di Kabul. Tutte le potenze occidentali si stanno preparando per tutelare il personale nella capitale e la Nato ha convocato una riunione d'emergenza proprio per affrontare il tema dell'evacuazione dei cittadini dei Paesi dell'Alleanza Atlantica. Washington e Londra hanno già deciso di inviare un contingente militare (8mila soldati americani e 600 inglesi) per sgomberare diplomatici e civili e hanno annunciato la riduzione del personale civile nella capitale afghana. Il segretario di Stato, Antony Blinken, e il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, in un colloquio telefonico con il presidente afghano Ashraf Ghani, hanno «sottolineato che gli Stati Uniti rimangono impegnati per la sicurezza e la stabilità dell'Afghanistan di fronte alla violenza dei talebani». Ma quanto resisterà Kabul? Il presidente americano Joe Biden, poco prima del ritiro delle truppe Usa, aveva parlato di sei mesi, ma con la pressante avanzata delle milizie fondamentaliste ormai si parla di settimane. Il Washington Post, citando fonti dell'amministrazione americana, ha scritto che non resisterà più di 90 giorni, ma è probabile che cada già entro un mese.
Per evitare una totale disfatta, i negoziatori del governo di Kabul hanno proposto ai talebani di condividere il potere in cambio della fine delle violenze. La proposta è stata consegnata al Qatar, in qualità di mediatore, ma difficilmente sarà accettata dai talebani. L'Emirato islamico che sta per consolidarsi non ha alcuna intenzione di spartire il potere.
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