Il mondo guarda con ansia all'Iran e spera che la temuta reazione contro Israele per l'uccisione di Ismayl Haniyeh, il capo politico di Hamas, lo scorso 31 luglio a Teheran, non ci sia o sia meno violenta del previsto. Ma le pressioni che il mondo sta facendo sul regime degli ayatollah potrebbero non bastare. Secondo la Cnn, infatti, potrebbe essere Hezbollah a lanciare per primo una ritorsione nei prossimi giorni per vendicare l'uccisione del comandante militare Foaud Shukr, mentre Teheran, anche su forti pressioni dell'amministrazione Biden, starebbe riconsiderando l'idea di un'offensiva su larga scala che farebbe fare un salto di qualità al conflitto. Ieri anche la presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni si è mossa, e nel corso di un colloquio telefonico ha ricordato al presidente della repubblica dell'Iran Masoud Pezeshkian «la necessità di scongiurare un allargamento del conflitto in corso a Gaza, anche con riferimento al Libano», invitando l'interlocutore «a evitare un'ulteriore escalation e a riaprire la via del dialogo». Meloni ha ribadito «il costante impegno dell'Italia a favorire la pace e la stabilità della regione attraverso il necessario raggiungimento del cessate il fuoco nella Striscia, la liberazione degli ostaggi e il rafforzamento dell'aiuto umanitario alla popolazione civile».
Anche il leader di Hamas, Yahya Sinwar, sembra ammansito. Ha inviato un messaggio ai principali dirigenti del gruppo fuori dalla Striscia di Gaza per esortarli a raggiungere un accordo di tregua con Israele senza attendere un'eventuale escalation tra Israele e Iran. Ma la cosa non tranquillizza più di tanto Israele, il cui gabinetto di sicurezza si è riunito ieri sera in un bunker sotterraneo noto come «la fossa» per la prima volta dalla notte tra il 13 e il 14 aprile, quella dell'ultimo attacco dell'Iran contro Israele. Secondo quanto riportato da Channel 12, l'Idf si starebbe preparando all'eventualità di ricevere dal gabinetto di sicurezza l'ordine di effettuare un attacco preventivo contro Hezbollah.
Secondo il quotidiano Al-Araby Al-Jadeed, pubblicato a Londra e ritenuto vicino alle autorità del Qatar, funzionari occidentali sarebbero al lavoro per «convincere le parti interessate nella regione» a raggiungere «la cosiddetta calma sostenibile», che comprende «la fine della guerra a Gaza e la conclusione di un accordo di scambio di prigionieri» e che avrebbe come logico presupposto che «l'Iran e gli Hezbollah rinuncino ad attaccare Israele». Le fonti occidentali «suggeriscono la possibilità che Teheran e Hezbollah accettino l'idea, soprattutto se nel caso in cui l'accordo soddisfi le richieste di Gaza e metta fine alla guerra».
L'Iran, intanto, è in surplace. Fermo ma pronto a scattare. Da Teheran ieri si è levata la voce del ministro degli Esteri Ali Bagheri Kani, che in un'intervista all'Afp ha sottolineato come Israele abbia commesso un costoso «errore strategico» con l'uccisione di Haniyeh, perché «costerà loro molto».
Bagheri ha anche accusato Israele di voler «estendere la tensione, la guerra e il conflitto ad altri Paesi» e che comunque «i sionisti non sono in grado di iniziare una guerra contro la Repubblica islamica dell'Iran, non hanno né la capacità né la forza».
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