I tunnel di Hamas sotto al-Shifa

In un video anche i prigionieri portati nell'ospedale. I media: "Ostaggi, intesa vicina"

I tunnel di Hamas sotto al-Shifa
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Gli Stati Uniti si dicono più vicini a un accordo con Hamas sugli ostaggi: «Le differenze sono diminuite». Il Qatar conferma: «Le sfide sono davvero minori, più logistiche che pratiche». Ma i parenti dei rapiti, che oggi saranno ricevuti alla Knesset, il Parlamento israeliano, tremano per le sorti dei propri cari, nascosti nella Striscia in cui è in pieno corso l'offensiva israeliana. Per dimostrare la necessità di agire contro i terroristi anche all'interno di ospedali e scuole, l'esercito israeliano ha annunciato ieri di aver scoperto all'interno di al-Shifa, l'ospedale più grande della Striscia in cui l'Idf ha fatto irruzione mercoledì, un «tunnel terroristico» lungo 55 metri, e a 10 metri di profondità. All'interno è stata trovata una «sala di controllo» di Hamas al piano -2. L'esercito ha anche diffuso immagini riprese dalla telecamera interna dell'ospedale il 7 ottobre, giorno del massacro di Hamas, in cui si vedono due ostaggi trasportati nella struttura. Si tratta, dicono, di un cittadino nepalese e di un cittadino thailandese, uno dei quali ferito. Il loro ingresso prova quanto l'ospedale sia stato usato come covo terroristico da Hamas.

Gli islamisti della Striscia sono disposti a tutto e ieri hanno ottenuto ulteriore sostegno dall'Iran. A irrompere nella guerra di Gaza «un evento molto grave a livello globale», come lo definisce il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. In azione, sono entrati i ribelli Huthi dello Yemen, l'organizzazione estremista alleata di Teheran. Dopo aver minacciato di voler attaccare «tutte le navi di proprietà israeliana o che operano per compagnie israeliane o che battano bandiera israeliana» nel Mar Rosso, gli Huthi sono passati in poche ore dai proclami ai fatti e hanno sequestrato proprio nel Mar Rosso un mercantile battente bandiera delle Bahamas. L'imbarcazione Galaxy è in affitto per conto di una società britannica in parte proprietà di un uomo d'affari israeliano, Rami Unge, e gestita da una società giapponese. È stata dirottata verso la costa dello Yemen e gli Huthi hanno infine rivendicato l'azione.

Israele ha smentito che a bordo ci siano suoi cittadini. «Ci sono 25 membri dell'equipaggio di diverse nazionalità, tra cui: ucraini, bulgari, filippini e messicani», ha spiegato il premier israeliano Netanyahu. Ma quel che preme è indicare mandante e complice: l'Iran. Il dirottamento, avvenuto «per capriccio iraniano», è «un atto di terrorismo» - accusa Netanyahu - che segna «un salto di qualità nell'aggressione dell'Iran contro i cittadini del mondo libero».

Nell'ultimo mese, gli Huthi hanno intensificato il lancio di missili e droni su Israele in segno di solidarietà ad Hamas. Con il sostegno di Teheran, vogliono intimorire il Paese ferito dal massacro di Hamas, dimostrare da che parte stanno, cioè contro gli Stati Uniti che, nella guerra in Yemen, appoggiano i loro nemici, le forze governative. E infine vanno in avanscoperta per conto dell'Iran, il loro da «padrino», per testare le capacità di intercettazione di Israele in caso di conflitto con Teheran. Prove in vista di una regionalizzazione del conflitto. Sul quale soffia la Guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Khamenei, che ieri ha invitato i Paesi islamici «a tagliare almeno i legami politici con Israele per un periodo di tempo limitato».

Oggi è il 45esimo giorno di guerra. Ieri il capo di Stato maggiore dell'Esercito Herzi Alevi ha approvato i piani per la continuazione dell'offensiva di terra nella Striscia di Gaza, dove 41 membri di una famiglia sono rimasti uccisi in un raid a Gaza City.

In mano a Hamas, ci sono ancora oltre 230 ostaggi. L'accordo sulla liberazione di circa 87, in cambio di una pausa nei combattimenti (Hamas vorrebbe 5 giorni) e il rilascio di alcuni detenuti palestinesi, pare questione di ore.

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