Giallo in Arabia Saudita per l'arresto di una giovane assistente di volo. Nella sua camera di albergo, a Jeddah, ha lasciato tutti i suoi effetti personali. L'ultima volta che Ilaria De Rosa, 23 anni, hostess trevigiana, è stata vista nella cittadina araba è il 5 maggio quando le telecamere dello Spectrum Residence Sultan Hotel la inquadrano mentre sale in auto «accompagnata» da tre arabi. Una scena inquietante anche se chi ha visionato i frame sostiene che la giovane avrebbe seguito gli oscuri personaggi spontaneamente. Adesso la Farnesina è al lavoro per conoscere le condizioni della donna, di cosa sarebbe accusata dalle autorità arabe, e se davvero è stata rinchiusa in una prigione della capitale, Rijad, come trapelato da fonti locali. Una notizia confermata dal consolato italiano che ha chiesto l'autorizzazione a far visita alla donna in carcere.
A lanciare l'allarme i genitori della ragazza di Resana, Treviso. «La sentiamo tutti i giorni, improvvisamente abbiamo perso ogni contatto con lei. Abbiamo provato a scriverle dei messaggi ma non abbiamo avuto risposta» spiegano ai carabinieri il padre Michele De Rosa e la madre Marisa, quando ogni tentativo di comunicare con la figlia risulta vano. Una famiglia semplice e perbene, conosciuta da tutti nel paesino veneto di 9mila abitanti. È l'8 maggio quando viene presentata la denuncia di scomparsa. I carabinieri del Reparto operativo di Castelfranco Veneto si mettono immediatamente in contatto con il Ministero degli Esteri e da qui parte la richiesta di informazioni alla Procura araba. Il 9 maggio la conferma: Ilaria è stata arrestata. Punto. Sulle accuse si sa poco o nulla, comunque niente di ufficiale. È dalla compagnia aerea lituana, la Avion Express, che iniziano a circolare notizie, ufficiose, sulle motivazioni del fermo. Ilaria avrebbe avuto con sé della droga. Quanta, non si sa. Nessun precedente alle spalle, studentessa modello la De Rosa. Dopo gli studi al liceo linguistico Duca degli Abruzzi si trasferisce a Maastricht, in Olanda. Una breve esperienza come interprete alla Nato, poi inizia a volare come hostess. Coinvolta in un giro più grande di lei oppure finita nel posto sbagliato in un momento pessimo? Insomma, parenti e colleghi dell'assistente di volo credono che si tratti di un grosso equivoco anche se anche se dalla Farnesina non arrivano conferme né smentite. Proprio all'inizio del mese nella zona dell'aeroporto di Jeddah ci sarebbero stati fermi e arresti in flagranza di reato in seguito a un'indagine avviata dalla polizia per stroncare un giro di droga. A fare il suo nome, forse, qualche collega coinvolto nel blitz per scagionarsi.
«La roba? Me l'ha data l'italiana», la soffiata che potrebbe averla incastrata. In Arabia, va sottolineato, non c'è differenza fra spaccio e uso personale, tantomeno sulla quantità di droga detenuta. Mezzo grammo o un chilo di droga per le autorità saudite non fanno differenza e scattano le manette. Il consolato generale in Arabia Saudita, in contatto sia con la Farnesina che con la magistratura locale, è al lavoro per arrivare a una soluzione positiva e soprattutto rapida della vicenda di cui non si conoscono ancora i dettagli.
«Non c'è stata notifica dell'arresto» spiega il deputato Dimitri Coin della Commissione esteri. Chi conosce l'hostess non crede alla storia di droga. «Ilaria si muove bene a Jeddah, è un habitué di quella tratta. Conosce bene anche le leggi arabe, non è possibile che abbia fatto una stupidaggine».
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