Immigrazione clandestina, indagato il capo di una Ong

Pure il fondatore di "Linea d'ombra" tra i trenta sotto inchiesta. Avrebbero favorito gli arrivi dalla Bosnia

Immigrazione clandestina, indagato il capo di una Ong

Una trentina di indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, compreso il fondatore di un'associazione di talebani dell'accoglienza, 18 misure cautelari fra arresti e domiciliari, che accendono i riflettori sulla rotta balcanica. La Procura di Trieste ha aperto un'inchiesta su una rete di passeur curdi, che favorivano l'arrivo in Italia dei migranti provenienti dalla Bosnia. «Le indagini sono ancora in corso» conferma al Giornale, il procuratore capo del capoluogo giuliano, Antonio De Nicolo. Le misure cautelari sono state eseguite nelle ultime 48 ore. Il pallino dell'operazione è nelle mani della Digos. Non a caso la nota della Questura parla di un'operazione «volta a contrastare un'organizzazione criminale, finalizzata all'ingresso e al transito in territorio nazionale di immigrati irregolari, a scopo di lucro». E poi aggiunge qualcosa di più: «L'attività investigativa è stata condotta dalla Digos di Trieste, supportata dal Servizio per il Contrasto all'Estremismo e Terrorismo Esterno». Gli indagati, alcuni ricercati, sono curdi, ma secondo la Procura non fanno parte dei organizzazioni paramilitari come il Pkk. Sicuramente una bella fetta utilizzava Trieste come base e coordinava gli arrivi trovando alloggio e aiutando i migranti a proseguire verso altre destinazioni. Una base logistica che sguazzava con gli oltre 6mila arrivi lungo la rotta balcanica dello scorso anno, nonostante il Covid.

Nell'inchiesta è finito come indagato Gian Andrea Franchi fondatore assieme alla moglie dell'associazione pro migranti Linea d'ombra. Sulla loro pagina Facebook un video girato con il telefonino da una straniera mostra una macchina piena di viveri, indumenti e altro materiale di supporto per chi si imbarca nella rotta balcanica. In ottobre erano arrivati a Trieste a dare man forte a Linea d'ombra gruppi di estremisti di sinistra di centri sociali e associazioni venete e trentine. Sui passaggi della rotta balcanica lungo il Carso triestino avevano lasciato alimenti per i migranti con scritte «fuck police». E addirittura imbrattato un rudere inneggiando in inglese «ai fascisti nelle foibe» e dando «il benvenuto ai rifugiati».

Ad 84 anni Franchi rimane un attivista estremo e politicizzato dell'accoglienza, ma non è chiaro l'eventuale collegamento con la rete dei curdi. Anche se avrebbe ospitato un iraniano con la famiglia, che forse ha attirato l'attenzione della Digos per il suo passato militare. Il «migrante» è stato accompagnato in stazione e qualcuno lo avrebbe portato ad un bancomat o fornito dei soldi.

Linea d'ombra ha pubblicato un duro comunicato spiegando che «sono stati sequestrati i telefoni personali, oltre ai libri contabili dell'associazione, alla ricerca di prove per un'imputazione di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che noi contestiamo, perché utilizzata in modo strumentale per colpire la solidarietà». E ovviamente «oggi, in Italia, regalare scarpe, vestiti e cibo a chi ne ha bisogno per sopravvivere è un'azione perseguitata più che l'apologia al fascismo».

A sinistra si sono subito levati gli scudi contro «la criminalizzazione» delle Ong. Come se i talebani dell'accoglienza fossero sempre al di sopra della legge in nome della solidarietà ai migranti. Il procuratore De Nicolo spiega al Giornale che «le affermazioni sulla criminalizzazione sono risibili.

L'inchiesta serve proprio a distinguere chi ha commesso un reato e chi non ha agito per scopo di lucro. Verrà chiarito se qualcuno non sapeva che dietro al suo impegno umanitario si svolgevano attività illecite. Vedremo più avanti. Le indagini sono in corso».

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