Federica Brancaccio, presidente Ance, qual è il giudizio sull'emendamento del governo sul Superbonus dal punto di vista delle imprese edili?
«Rispetto alle dichiarazioni rilasciate prima della presentazione dell'emendamento il testo mitiga un po' gli impatti previsti. Resta però il nodo cruciale. Siamo alla 32sima modifica in corso d'opera della normativa. Questo chiaramente genera incertezze sul legittimo affidamento allo Stato di imprese, banche e cittadini. Cambiare i termini di un contratto in corso d'opera mina la certezza del diritto. Anche l'accenno di retroattività introdotta mina la fiducia. E questa è una cosa che proprio il Paese non si può permettere».
Che cosa sarebbe stato necessario?
«Il confronto. Ovviamente, il governo e il Parlamento decidono, però se un anno e mezzo fa, quando si è insediato l'attuale governo, ci fosse stata la possibilità di un maggiore confronto, forse insieme avremmo potuto trovare soluzioni più durature. Nessuno vuole creare un problema al bilancio del Paese, però è mancato questo confronto e di questo ci rammarichiamo e auspichiamo che ci sia in futuro, anche perché un riordino generale dei bonus edilizi è necessario».
Tuttavia, per quanto riguarda le imprese, le detrazioni in 4-5 anni restano.
«Perciò ho detto che l'emendamento del governo ha un impatto mitigato. Non sappiamo ovviamente come le banche reagiranno ad esempio all'impossibilità di compensare i crediti con i debiti previdenziali. Questo potrebbe avere di riflesso un impatto sulle imprese, perché se loro hanno un contratto con un'impresa che prevede l'acquisto del credito a certe condizioni, potrebbero recedere, cambiare le condizioni, cambiare il tasso a cui si comprano i crediti. Il tema comunque è la delicatezza di fare una norma che anche se parzialmente diventa retroattiva».
Per le zone sismiche e le case popolari sono stati introdotti i fondi a esaurimento. Vanno bene oppure sono limitati?
«Allora, i fondi a esaurimento hanno sempre il problema di chi resta fuori. Potrebbe essere una buona soluzione se riordiniamo i bonus, quindi una misura strutturale con un plafond annuale in modo che le casse dello Stato possano monitorare. Altrimenti il rischio è restare fuori se non si è veloci con la presentazione delle istanze telematiche».
Il decreto già di per sé presentava delle criticità, non è vero?
«C'è una norma che vieta cessione del credito o sconti in fattura per le Cilas regolarmente presentate a inizio 2023 se non si sono già sostenute spese. Occorre chiarire che cosa significa aver sostenuto spese - spese di progettazione, ordine dei materiali - altrimenti si impatta su contratti già stipulati. Negativo anche lo stop alla remissione in bonis che consente di sanare errori formali rientrando nel beneficio. Auspichiamo l'approvazione di uno degli emendamenti presentati».
Vi
preoccupa la normativa Ue sulle case green?«Entro due anni gli Stati membri dovranno recepirla. Quindi, è veramente il momento di sedersi a un tavolo e cercare soluzioni compatibili, auspichiamo un confronto serrato».
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