Per l'uscita dal tunnel della pandemia gli industriali milanesi hanno scelto il termine «rigenerazione». E sono andati a celebrarla in un luogo simbolo: gli ex laminatoi della Falck, a Sesto San Giovanni. Una memoria storica per un riferimento non generico che rimanda al primo presidente di Assolombarda del dopoguerra: Giovanni Falck, appunto, e al suo discorso nell'assemblea del 1946. Un appello a politica e istituzioni con molte analogie con quello fatto ieri, 75 anni dopo, da Alessandro Spada, da poco eletto al vertice dell'associazione che oggi riunisce gli industriali di Milano, Monza Brianza, Lodi e Pavia. La maggiore associazione italiana per Pil e occupati.
Una «rigenerazione economica, sociale, politica e urbana» che arriva al momento giusto, il primo giorno del primo mese senza mascherine, e che non può non partire da Milano, dalla Lombardia, da tutto il Nord Italia: da quella parte di Paese il cui «Dna è trasformare la crisi in opportunità», ha detto Spada, che ha parlato di fronte alla platea degli industriali, al sindaco di Milano Beppe Sala, al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e ai ministri dell'Economia Daniele Franco e degli Affari regionali Mariastella Gelmini.
Il suo discorso è stato concreto e politico al tempo stesso, collocando l'attuale governo di unità nazionale al centro di tutto. Con un avvertimento già nelle prime parole: «Sarebbe sconsiderato qualsiasi tentativo di fare deragliare un governo che, grazie al presidente Mario Draghi, gode in Europa prestigio e autorevolezza». Come ad augurarsi che l'orizzonte non sia quello delle elezioni del presidente della Repubblica del gennaio prossimo, ma senz'altro quello della fine della legislatura del marzo 2023.
Qualcuno ci ha visto anche un riferimento ai litigiosi Cinque Stelle, che in queste ore sono la mina vagante della componente di sinistra dell'esecutivo. Di sicuro i pentastellati rappresentano quanto di più lontano ci possa essere da questa cultura d'impresa. Non a caso i provvedimenti bandiera del Movimento adottati dal governo Conte uno - reddito di cittadinanza e i vincoli contrattuali del decreto Dignità - sono stati apertamente citati ieri da Spada come ostacoli per occupazione e lavoro. E sempre non a caso, i riferimenti in positivo sono quelli che più appartengono alla componente liberale del governo: dalla formazione alla defiscalizzazione dell'economia reale; dalla riforma dell'Irpef all'abrogazione dell'Irap; dalla semplificazione alle infrastrutture.
Difficile non vedere nel programma di «rigenerazione» di Assolombarda gli stessi punti fermi delle posizioni politiche tipicamente liberali. Sono quelle che, dentro al governo, sono espresse più di tutti da Forza Italia, l'unica forza politica che si tiene a distanza da ogni deriva assistenziale, differenziandosi all'interno del centro destra anche dalla Lega. E che infatti ha ieri incassato da Spada sia la citazione di Brunetta (unico ministro politico ringraziato pubblicamente) sia quella dell'importanza degli Its (gli istituti tecnici), sui quali è in cantiere una riforma su cui lavora proprio Gelmini. «Le nostre proposte economiche - ha detto il ministro al Giornale - sono sempre state quelle più in linea con le istanze delle imprese».
Non
sempre dagli industriali milanesi - così come da Confindustria - sono arrivati segnali così coerenti con la parte politica più naturalmente vicina a loro. Forse ci voleva Mario Draghi a Palazzo Chigi. Meglio tardi che mai.
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