Ragusa. Chi ha ucciso a coltellate Giuseppe Dell'Arte, 43 anni, geometra catanese incensurato, trovato morto in un garage di via Fiume, nel quartiere periferico della parte nord-orientale di Catania? Perché l'assassino si è accanito così tanto sul 43enne, il cui corpo presenta numerosissime ferite da arma da taglio, parecchie dritte al collo? E, ancora, il taglierino che è stato rinvenuto poco distante dal cadavere è l'arma del delitto o l'ha portata via con sé l'assassino?
La morte dell'uomo è un giallo nel giallo anche per il massimo riserbo, oltre quello di solito adottato dagli inquirenti, che è stato eretto attorno al caso, tant'è vero che l'omicidio è avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì, ma la notizia è trapelata solo ieri. Si è trattato di un omicidio particolarmente efferato, si ritiene commesso da qualcuno che conosceva bene la vittima e che probabilmente aveva appuntamento in quel garage che era in momentanea disponibilità di Giuseppe, ubicato non vicino all'abitazione in cui viveva con la moglie. È stata la donna, non vedendolo far rientro giovedì sera, a sporgere denuncia. Sono i carabinieri di Catania, coordinati dalla procura etnea, a investigare sull'accaduto. L'assassino, o qualcuno che era al corrente di quanto era successo, ha avvisato i carabinieri con una telefonata anonima. Perché? E il fatto che siano stati interessati i militari dell'Arma potrebbe essere collegato al fatto che Giuseppe era fratello di un carabiniere? Gli inquirenti sono al lavoro per rintracciare la telefonata. Bocche cucite sull'apparecchio utilizzato: se si è trattato di un cellulare usa e getta l'assassino avrà premeditato l'omicidio, altrimenti l'utenza sarà rintracciata. La tesi dell'omicidio premeditato cozza però con l'ipotesi che per uccidere Giuseppe sia stato utilizzato un taglierino, come si ipotizza. Fondamentali saranno gli esiti dell'autopsia che è stata disposta dal procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, che ci diranno se i tagli provengono tutti dalla stessa arma. Si attendono anche gli esiti degli accertamenti sul taglierino ritrovato per individuare eventuali impronte o tracce di Dna. Sono diverse le ipotesi investigative, ma gli inquirenti propendono per l'omicidio d'impeto e hanno sentito in questi giorni parenti e amici per scavare nella vita della vittima e ricostruire gli ultimi movimenti.
A essere certa in questa brutta vicenda è l'efferatezza del crimine.
«I colpi inferti sono molto più numerosi di quelli necessari per vincere la resistenza della vittima e ucciderla», emerge da indiscrezioni che indicano come diverse ferite sarebbero state inferte quando Giuseppe era già morto. Bisognerà anche capire se prima di essere aggredito sia stato narcotizzato. Chi si è accanito contro di lui lo ha fatto con una rabbia tale da far ritenere che fosse animato da un forte risentimento.
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