In Indonesia allarme tra i bambini: 100 morti alla settimana e reparti pieni

Le vittime hanno meno di 5 anni, malattie pregresse e malnutrizione. Il premier Draghi alla Fao: "Emergenza fame e vaccini si sommano"

In Indonesia allarme tra i bambini: 100 morti alla settimana e reparti pieni

In Indonesia scatta l'allarme Covid tra i bambini. Stanno morendo un centinaio di neonati o pazienti al di sotto dei 5 anni ogni settimana e sembra impossibile arrestare l'ondata Delta, particolarmente dura in tutto il Sudest asiatico, anche in Thailandia, Malesia, Myanmar e Vietnam, dove i tassi di vaccinazione sono bassi e i Paesi molto popolati.

A quanto riporta il New York Times, si tratta del tasso di mortalità infantile più alto del pianeta. L'Indonesia è il quarto Paese con più abitanti al mondo e a luglio ha superato India e Brasile per numero di contagi quotidiani, diventando il nuovo epicentro della pandemia: secondo i dati diffusi dal governo, soltanto venerdì scorso si sono avuti quasi 50mila nuovi casi e 1.566 vittime.

Ovviamente l'allarme Covid tra bambini è un'ipotesi assolutamente lontana da noi. In Indonesia infatti la maggior parte delle vittime aveva problemi pregressi di salute, tra cui malnutrizione o obesità, diabete e una fragilità che è del tutto sconosciuta ai bambini occidentali. Per di più in Indonesia soltanto il 16% delle persone ha ricevuto una dose di vaccino e appena il 6% è stato completamente vaccinato. Ci sono altri fattori che hanno portato a un numero così alto di decessi fra i più piccoli: gli ospedali in grado di assistere i pazienti in età pediatrica sono pochi e tutto il resto dei reparti è talmente saturo di pazienti che non riesce a creare aree dedicate. Per di più, i neonati, una volta dimessi o quando si accerta la negatività con il tampone, vengono portati a casa di parenti e amici stretti «per tradizione» e qui si contagiano. Spesso in maniera mortale. Non solo: lo scorso anno, a causa della pandemia, 800mila bambini hanno saltato le vaccinazioni di routine come poliomelite, orecchioni ed epatite B - e l'allarme sanitario potrebbe diventare ancora più esteso.

Delicata anche la situazione in Tunisia dove tra i bambini ci sono 3mila contagi, tutti esplosi nel giro di una settimana. «Dall'inizio dell'epidemia, lo scorso marzo, abbiamo registrato 20mila casi positivi tra i bambini, il che ci ha spinto a lanciare l'allarme» dichiara Mohammad al Douagi, capo del dipartimento pediatrico dell'ospedale militare tunisino. Il medico ha inoltre sottolineato la necessità di vaccinare tutti gli educatori e dirigenti per proteggere studenti e bambini.

In larga parte del mondo soprattutto nei paesi meno sviluppati, la crisi alimentare ha creato i presupposti perché la pandemia dilagasse senza difese di alcun tipo. Ma, stando a quanto ha dichiarato il premier Mario Draghi al pre-vertice del summit sui Sistemi Alimentari delle Nazioni Unite, nella sede Fao a Roma, è vero anche il contrario. «La crisi globale - ha spiegato il presidente del Consiglio - ha spinto milioni di persone al di sotto della soglia di povertà. Condizioni meteorologiche estreme e interruzioni degli approvvigionamenti hanno contribuito all'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. L'indice dei prezzi delle materie prime agricole registra un incremento del 30% rispetto al mese di gennaio 2020 ed è prossimo ai livelli massimi degli ultimi otto anni. Di conseguenza, la piaga della malnutrizione si sta diffondendo. La malnutrizione in tutte le sue forme è diventata la causa principale di malattie e di morte».

«Nel 2019 - sono i dati in mano al premier - erano circa 690 milioni nel mondo le persone che soffrivano di fame», ma si tratta di numeri destinati a salire drammaticamente, stando ai numeri dell'Organizzazione per l'Alimentazione e

l'Agricoltura citati da Draghi, con la pandemia che «farà crescere il numero delle persone che soffrono di malnutrizione di 130 milioni, portando il totale a oltre 800 milioni. La crisi sanitaria ha generato una crisi alimentare».

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