Da medico quale sono, diffido sempre quando viene riferita una diagnosi di malattia causata dallo stress, perché nella maggioranza dei casi vuol dire che non è stata individuata la vera ragione della patologia in atto, per cui il malessere riferito dal paziente viene attribuito superficialmente a condizioni di fatica fisica o psicologica.
Lo stress infatti non è una malattia ma una situazione di prolungata tensione che può logorare gradualmente le capacità di adattamento e di resistenza dell'organismo e di conseguenza far precipitare uno stato di salute già compromesso, e questo accade alle persone che hanno già una malattia sottostante in atto, manifesta o nascosta, mentre se un soggetto è sano e senza alcuna patologia reagisce all'evento stressante scaricando la tensione emotiva senza alterare l'omeostasi dell'organismo, e attraversando il temporaneo stato di crisi senza generare alcuna malattia.
Tra i fattori di rischio che possono concorrere allo sviluppo dell'infarto conclamato c'è certamente lo stress, che può ad esempio provocare il rialzo della pressione arteriosa a livelli non tollerabili e impedire un adeguato afflusso di sangue al muscolo cardiaco, ma di base deve già coesistere una condizione patologica di ostruzione parziale o completa di una arteria coronarica da parte di una placca aterosclerotica (accumulo di colesterolo e piastrine) che diminuisce o interrompe il flusso sanguigno, e pertanto di ossigeno, al cuore, il tutto favorito dal rialzo pressorio dovuto all'evento stressante. Inoltre nella maggioranza dei casi il paziente, nelle settimane e nei giorni antecedenti all'infarto che arriva apparentemente improvviso, viene invece avvisato da diversi sintomi premonitori, spesso sottovalutati, quali sensazione di oppressione al petto durante l'attività motoria della durata di alcuni minuti, dolori retrosternali che possono irradiarsi al braccio sinistro, al collo o alla mandibola, distonie del sonno e del ritmo cardiaco quali tachicardia o aritmie, affanno anche nel salire pochi gradini, stanchezza cronica nelle normali attività, disturbi alla bocca dello stomaco che simulano il reflusso gastroesofageo, con nausea, sudorazione fredda e sensazione di stordimento, tutti segnali che, se riconosciuti in tempo, possono sovente salvare la vita al soggetto infartuato. Domenica scorsa un infarto fulminante ha spento la vita, a soli 58 anni, di Joe Barone, il direttore generale della Fiorentina, colpito mentre era in albergo poco prima dell'inizio di una importante partita di calcio, (Fiorentina-Atalanta) che evidentemente gli procurava preoccupazione e ansia, e a nulla sono valsi il tempestivo ricovero e intervento chirurgico di angioplastica al San Raffaele di Milano, dove il paziente era arrivato già privo di conoscenza, poiché l'ostruzione coronarica, e la conseguente necrosi del tessuto cardiaco hanno fermato il cuore nonostante un giorno e una notte di continui tentativi di rianimazione, con le funzioni vitali sostenute dall'Ecmo, la macchina che consente la circolazione extra corporea a sostegno del muscolo cardiaco in debito di ossigeno. In questo tragico caso lo stress sicuramente ha giocato il suo ruolo, ma ha trovato terreno fertile in un soggetto ancora giovane per morire, ma in evidente sovrappeso, con un probabile assetto dei grassi del sangue alterato da anni, insieme a valori pressori più alti dei limiti di sicurezza, tutti fattori che avranno dato segni della loro presenza nelle settimane precedenti, ma che, non essendo stati ascoltati o curati per tempo, non hanno lasciato scampo al famoso dirigente sportivo italo-americano.
Lo stress è dunque un fattore che certamente può avere un impatto sul fisico e sulla salute del cuore, ma solo ove esistono patologie cardiovascolari silenti o non percepite, che possono provocare anche i noti episodi di Tia, gli attacchi ischemici transitori che si manifestano con piccoli ictus cerebrali, la cui gravità dipende dal calibro e funzionalità del vaso arterioso ostruito in una particolare area encefalica.
Inoltre durante l'evento stressante viene messo in atto l'attivazione di un sistema complesso, quello dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene, che immette nel sangue una grande quantità di ormoni corticosteroidi nel tentativo di arginare gli effetti dannosi dello stress, ma tale scarica per fronteggiarlo comporta parallelamente una depressione del sistema immunitario, cosa che, se l'evento dovesse durare a lungo nel tempo, provoca una lunga e lesiva tensione di tutto il sistema neuro-immuno-endocrino, con conseguenze anche gravi della patologia principale sofferta.
Nel mondo qualunque persona, giovane o anziana, ha sperimentato lo stress una o più volte nella propria vita, e oggi molti esperti lo collegano alle malattie, ma anche patologie gravi quali il cancro, le gastrointestinali (sindrome dell'intestino irritabile Ibs), il dolore cronico o la depressione possono a loro volta scatenare lo stress e aggravare il decorso
clinico, ricordando sempre però che tale tensione emotiva non è il principale e unico fattore scatenante la malattia, ma piuttosto un fattore di rischio che può favorirla quando essa è già esistente, in embrione o conclamata.
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