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Infettato il governo

Trentamila morti di virus, tre milioni di nuovi disoccupati, libertà sospese, ma ancora una volta il destino dell'Italia e dei suoi governi rischia di ruotare attorno alla mafia e agli intrighi degli antimafia

Infettato il governo

Il governo mi sembra come quei preti birichini che predicano bene ma razzolano male. «Siate responsabili», ripete da giorni Conte agli italiani, ai quali peraltro fin dal primo giorno di questa emergenza non è mai passato per la testa di fare pazzie. E a quanto pare non le hanno fatte neppure ieri, primo giorno di allentamento delle misure restrittive.

Ma se dobbiamo essere un Paese di gente responsabile, sarebbe bene che lo fossimo tutti e sempre, e non solo quando si tratta di fare o non fare il barbecue sul terrazzo (confesso che ho peccato durante la quarantena). Mi riferisco a quello che sta succedendo nel già travagliato (anche nel senso di amici di Marco Travaglio) e torbido mondo del potere giudiziario e al caso sollevato da Massimo Giletti nelle ultime puntate della sua Non è l'Arena sulle scarcerazioni di boss causa Coronavirus. In un crescendo di sospetti, accuse e contraccuse che hanno già portato alla rimozione del capo del Dap (il Dipartimento che si occupa della gestione delle carceri), si è arrivati domenica sera allo scontro in diretta tv tra il ministro di Giustizia, il grillino Alfonso Bonafede, e il magistrato simbolo della lotta alle mafie Nino Di Matteo, politicamente vicino ai Cinque Stelle e capo dell'ala iper-giustizialista delle toghe siciliane (e non solo) ossessionate da Berlusconi.

I due, Di Matteo e Bonafede, si sono dati reciprocamente del bugiardo e il primo sostiene di essere stato scartato dal secondo come capo del Dap in quanto non gradito a importanti mafiosi. Seguendo quindi la logica, il più importante magistrato d'Italia ipotizza che ci sia stata una trattativa tra Stato e mafia e che a condurla sia stato proprio il ministro di Giustizia.
Capite bene che non si tratta di quisquilie e che - per lo stesso senso di responsabilità che chiede a noi sul virus - il premier Conte dovrebbe chiarire velocemente la questione. I casi sono due: o Di Matteo mente (e in tal caso andrebbe rimosso dalla magistratura) o Bonafede, che è anche capo della delegazione Cinque Stelle al governo, deve essere allontanato e messo sotto processo con tutte le conseguenze che ne derivano.

La mia impressione è che si tratti di una resa dei conti di potere sfuggita di mano all'interno di quel mondo giustizialista tanto caro ai grillini. E penso che la partita non possa finire con un pareggio. Tra Di Matteo e Bonafede uno dei due è di troppo, e se a cadere sarà il ministro, trascinerà giù inevitabilmente tutto il governo.


È incredibile: trentamila morti di virus, tre milioni di nuovi disoccupati, libertà sospese, ma ancora una volta il destino dell'Italia e dei suoi governi rischia di ruotare attorno alla mafia e agli intrighi degli antimafia. E dire che questo doveva essere il tempo della svolta...

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