Novembre, mese di promesse. Matteo Renzi, in giro per l'Italia a promuovere le ragioni del Sì alle riforme costituzionali, non bada a spese. Tanto sono solo a voce, non c'è niente di scritto. L'ultima, in ordine temporale, è di oggi. "Gli incentivi del Jobs act saranno confermati integralmente per il Sud Italia - annuncia - le aziende che assumono al Sud avranno la decontribuzione totale". L'operazione costerà al governo 730 milioni di euro. Non è dato sapere dove li andrà a trovare. Gli basta l'effetto che l'annuncio può fare in un momento in cui i Sì al referendum sono nettamente in svantaggio.
Mentre l'Unione europea tira le orecchie al governo per aver licenziato una manovra, che rischia di sforare il Patto di Stabilità, Renzi tira dritto con le promesse. "Per troppo tempo abbiamo buttato via delle occasioni, le abbiamo sprecate - spiega dal cantiere della statale Agrigento-Caltanissetta - perché qualcuno ha pensato di far vincere la cultura dell'austerity e ha dimezzato gli investimenti in Italia". Per il premier è stato fatto "un ragionamento suicida che ha portato alla riduzione di 20 miliardi di investimenti all'anno". A Renzi non sfugge certo che al giorno d'oggi esistano ormai "due Italia, un Nord che cresce più del periodo di crisi e un Sud che continua ad arrancare", ma non sa assolutamente dare una ricetta per uscire da questo corto circuito. Perché, se è vero che l'austerity imposta da Bruxelles ha strangolato gli investimenti, è anche vero che il governo non è stato in grado di tagliare le tasse e rilanciare il Paese.
"Se riusciremo a fare ripartire il Sud, saremo nelle condizioni di diventare la locomotiva d'Europa. Per fare questo abbiamo bisogno di una grande cooperazione istituzionale anche con il territorio siciliano e lavorare con le aziende. Bisogna lavorare insieme". Le parole di Renzi sono di circostanza. La passerella al cantiere della statale Agrigento-Caltanissetta è tesa al voto del 4 dicembre. Come scriveva nei giorni scorsi il Fatto Quotidiano, la battaglia per il Sì passa proprio dalla Sicilia: tre visite in tre mesi, quattro da quando è iniziata la campagna elettorale, sette città visitate e un totale di diciassette eventi tra tappe politiche e istituzionali. "C'è stata una cultura in Italia per cui se ci sono problemi con gli appalti si arrestano i lavori - spiega da Caltanissetta - ma se ci sono problemi si arrestano i ladri, non gli appalti che devono andare avanti, altrimenti resta un gap infrastrutturale inaccettabile. Se ieri l'Italia ha fatto registrare una crescita del Pil maggiore di Gernamia e Francia - ha proseguito - questo è l'indice che una parte del Paese si è già rimessa in moto. Dobbiamo lavorare insieme perchè il Sud faccia lo stesso".
"Una riserva di voti fondamentale come la Florida alle presidenziali degli Stati Uniti". Così Pierluigi Bersani aveva definito la Sicilia alla vigilia delle politiche del 2013. Oggi Renzi è volato proprio lì.
Dietro al premier si dipanano le grandi manovre per imbarcare i portatori di consenso e arginare il No che, come svela il Fatto, forte dei sondaggi e del sostegno di alcuni importanti sindaci. Il modo migliore per ottenere voti? Promettere nuove infrastrutture e posti di lavoro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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